sabato 5 luglio 2008
La precarietà della vita.
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lunedì 30 giugno 2008
La nuova lettura.
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domenica 29 giugno 2008
Recensione del libro "La famiglia Spellman", di Lisa Lutz.
Insomma un libro originale e molto divertente, ottimo per una lettura di puro svago, scritto interamente in prima persona, fornendo quindi al lettore il punto di vista della protagonista, Isabel Spellman. L'intreccio della storia è molto accattivante, in quanto si fondono insieme le disavventure sentimentali di Isabel, le investigazioni dell'agenzia Spellman e tutte le problematiche della famiglia, animate da personaggi come minimo imprevedibili. Un cocktail veramente godibile, una scrittrice da tenere d'occhio, visto che questo è il suo primo libro, uscito in America nel 2007 e in Italia quest'anno.
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lunedì 23 giugno 2008
Prime impressioni.
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sabato 21 giugno 2008
Il prossimo libro.
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venerdì 20 giugno 2008
Recensione del libro "Arancia Meccanica", di Anthony Burgess.
Un libro molto complesso, scritto dall'autore per meditare sul concetto di libertà dell'individuo, e sui metodi che la società civile può/deve usare per stabilire un'ordine al suo interno. Dal mio punto di vista devo dire che è molto facile prendere le parti di Alex, piuttosto che della società, che alla fine risulta essere molto più depravata e senza ideali degli stessi teppisti dai quali si deve difendere. Mi sembra veramente mostruosa la visione che Alex ha della propria vita alla fine del libro, quando egli decide di abbandonare la sua nuova banda per "mettere su famiglia", rispondendo a mere esigenze biologiche sue, pur sapendo che tale scelta non risponde ad alcuna necessità morale o etica, ma a una semplice conformazione a modelli a lui - tutto sommato - esterni. Insomma una visione del mondo totalmente negativa. Burgess, in un'appendice finale del libro, dichiara che il libro "Arancia Meccanica" doveva essere
"una sorta di manifesto, addirittura una predica sull'importanza di potere scegliere."
Gran bel libro, devo dire, pienamente all'altezza del film omonimo realizzato da quel genio del cinema che risponde al nome di Stanley Kubrick.
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giovedì 19 giugno 2008
Un drammatico dilemma.
"... La bontà viene da dentro, 6655321. La bontà è qualcosa che si sceglie. Quando un uomo non può scegliere, cessa di essere un uomo.
...
So che passerò delle notti insonni per questo. Che cos'è che Dio vuole? Dio vuole il bene o la scelta del bene? Un uomo che sceglie il male è forse in qualche modo migliore di un uomo al quale è stato imposto il bene? Sono questioni profonde e difficili, piccolo 6655321. ..."
Notare come il cappellano si rivolga ad Alex chiamandolo con il suo numero di matricola, analogamente a quanto succedeva nei lager nazisti. Comunque questo è il tema centrale del libro: il valore fondamentale della possibilità di scegliere, per un individuo, tra il bene e il male.
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mercoledì 18 giugno 2008
Il Nasdat.
"Ma, fratelli, questo mordersi le unghie dei piedi su qual'è la causa della cattiveria mi fa solo venire voglia di gufare. Non si chiedono mica qual'è la causa della bontà, e allora perché il contrario? Se i martini sono buoni è perché così gli piace, e io non interferirei mai con i loro gusti, e così dovrebbe essere per l'altra parte. E io patrocinavo l'altra parte. In più, la cattiveria viene dall'io, dal te o dal me e da quel che siamo, e quel che siamo è stato fatto dal vecchio Zio o Dio ed è il suo grande orgoglio e consolazione. Ma i non-io non vogliono avere il male, e cioè quelli del governo e i giudici e le scuole non possono ammettere il male perché ammettere l'io. E la nostra storia moderna, fratelli, non è la storia di piccoli io coraggiosi che combattono queste grandi macchine? Parlo sul serio, fratelli, quando dico questo. Ma quello che faccio lo faccio perché mi piace farlo."
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lunedì 16 giugno 2008
Arancia meccanica.
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domenica 15 giugno 2008
Recensione del libro "La fattoria del diavolo", di Andrea Maria Schenkel.
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sabato 14 giugno 2008
Una settimana da dimenticare.
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domenica 8 giugno 2008
Più che un giallo un resoconto giornalistico.
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giovedì 5 giugno 2008
La fattoria del diavolo.
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martedì 3 giugno 2008
Recensione del libro "Se questo è un uomo", di Primo Levi.
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Come sono pututi accadere simili orrori??
"... I personaggi di queste pagine non sono uomini. La loro umanità è sepolta, o essi stessi l'hanno sepolta, sotto l'offesa subita o inflitta altrui. Le SS malvagie e stolide, i Kapos, i politici, i criminali, i prominenti grandi e piccoli, fino agli Haftlinge indifferenziati e schiavi, tutti i gradini della insana gerarchia voluta dai tedeschi, sono paradossalmente accomunati in una unitaria desolazione."
"... I Lager nazisti sono stati l'apice, il coronamento del fascismo in Europa, la sua manifestazione più mostruosa; ma il fascismo c'era prima di Hitler e di Mussolini, ed è sopravvissuto, in forme palesi o mascherate, alla sconfitta della seconda guerra mondiale. In tutte le parti del mondo, là dove si comincia col negare le libertà fondamentali dell'Uomo, e l'uguaglianza tra gli uomini, si va verso il sistema concentrazionario, ed è questa una strada su cui e difficile fermarsi. Conosco molti ex prigionieri che hanno capito bene quale terribile lezione è contenuta nella loro esperienza, e che ogni anno ritornano nel "loro" campo guidando pellegrinaggi di giovani: io stesso lo farei volentieri se il tempo me lo concedesse, e se non sapessi che raggiungo lo stesso scopo scrivendo libri, ed accettando di commentarli agli studenti."
"... Ma nell'odio nazista non c'è razionalità: è un odio che non è in noi, è fuori dell'uomo, è un frutto velenoso nato dal tronco funesto del fascismo, ma è fuori ed oltre il fascismo stesso. Non possiamo capirlo; ma possiamo e dobbiamo capire di dove nasce, e stare in guardia. Se comprendere è impossibile, conoscere è necessario, perché ciò che è accaduto può ritornare, le coscienze possono nuovamente essere sedotte ed oscurate: anche le nostre.
Per questo, meditare su quanto è accaduto è un dovere di tutti. Tutti devono sapere, o ricordare, che Hitler e Mussolini, quando parlavano pubblicamente, venivano creduti, applauditi, ammirati, adorati come dèi. Erano "capi carismatici", possedevano un segreto potere di seduzione che non procedeva dalla credibilità o dalla giustezza delle cose che dicevano, ma dal modo suggestivo con cui le dicevano, dalla loro eloquenza, dalla loro arte istrionica, forse istintiva, forse pazientemente esercitata e appresa. Le idee che proclamavano non erano sempre le stesse, e in genere erano aberranti, o sciocche, o crudeli; eppure vennero osannati, e seguiti fino alla morte da milioni di fedeli. Bisogna ricordare che questi fedeli, e fra questi anche diligenti esecutori di ordini disumani, non erano aguzzini nati, non erano (salvo poche eccezioni) dei mostri: erano uomini qualunque. I mostri esistono, ma sono troppo pochi per essere veramente pericolosi; sono più pericolosi gli uomini comuni, i funzionari pronti a credere che e ad obbedire senza discutere, come Eichman, come Hoss comandante di Auschwitz, come Stangl comandante di Treblinka, come i militari francesi di vent'anni dopo, massacratori in Algeria, come i militari americani di trent'anni dopo, massacratori in Vietnam."
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lunedì 2 giugno 2008
La mostruosa realtà dei campi di sterminio.
"Si immagini ora un uomo a cui, insieme con le persone amate, vengano tolti la sua casa, le sue abitudini, i suoi abiti, tutto infine, letteralmente tutto quanto possiede: sarà un uomo vuoto, ridotto a sofferenza e a bisogno, dimentico di dignità e discernimento, poiché accade facilmente, a chi ha perso tutto, di perdere sé stesso; tale quindi, che si potrà a cuor leggero decidere della sua vita o morte al di fuori di ogni senso di affinità umana; nel caso più fortunato, in base ad un puro giudizio di utilità. Si comprenderà allora il duplice significato del termine "Campo di annientamento", e sarà chiaro che cosa intendiamo esprimere con questa frase: giacere sul fondo."
Mostruoso. Ma vero.
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domenica 1 giugno 2008
Se questo è un uomo.
Nelle vostre tiepide case,
Voi che trovate tornando a sera
Il cibo caldo e visi amici:
Considerate se questo è un uomo
Che lavora nel fango
Che non conosce pace
Che lotta per mezzo pane
Che muore per un sì o per un no.
Considerate se questa è una donna,
Senza capelli e senza nome
Senza più forza di ricordare
Vuoti gli occhi freddo il grembo
Come una rana d'inverno.
Meditate che questo è stato:
Vi comando queste parole.
Scolpitele nel vostro cuore
Stando in casa andando per via,
Coricandovi alzandovi;
Ripetetele ai vostri figli.
O vi si sfaccia la casa,
La malattia vi impedisca,
I vostri nati torcano il viso da voi.
(da "Se questo è un uomo", di Primi Levi)
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sabato 31 maggio 2008
Un tuffo nell'orrore dei Lager nazisti.
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venerdì 30 maggio 2008
Recensione del libro "Ebano", di Ryszard Kapuscinski.
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giovedì 29 maggio 2008
Perchè l'Africa si è ridotta così male?
"Ne parliamo dettagliatamente un giorno con A., un vecchio inglese residente qui da molti anni. E cioè: la forza dell'Europa e della sua cultura, al contrario di molte altre culture, risiede soprattutto nella sua capacità critica e soprattutto autocritica, nella sua arte di indagare e analizzare, nelle sue continue ricerche, nella sua inquietudine. La mentalità europea riconosce di avere dei limiti, accetta la sua imperfezione, è scettica, dubbiosa, si pone interrogativi. Le altre culture sono prive di questo spirito critico. Anzi tendono alla boria, a considerare perfetto tutto ciò che è loro, sono acritiche nei propri confronti. Attribuiscono la colpa di tutto esclusivamente agli altri, a forze estranee (congiure, agenti, dominazioni straniere sotto varie forme). Interpretano ogni critica come un attacco malevolo, come un segno di discriminazione, di razzismo. I rappresentanti di queste culture considerano la critica come un offesa personale, come un tentativo deliberato di umiliarli, perfino come un modo di infierire. A dir loro che la città è sporca, reagiscono neanche avessimo detto che sono sporchi loro stessi, che hanno le orecchie, il collo e le unghie nere. Invece di sviluppare lo spirito critico, sono impastati di rancori, di complessi, di invidie, di insofferenze, di permalosità, di manie. Ciò li rende culturalmente, strutturalmente incapaci di progredire, di creare in sé una volontà di trasformazione e di sviluppo.
Le culture africane (perché sono molte, così come sono molte le religioni) appartengono per caso a questi acritici intoccabili? Certi africani come Sadig Rasheed hanno cominciato a chiederselo, cercando di scoprire come mai, nella gara dei continenti, l'Africa arrivi sempre ultima."
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mercoledì 28 maggio 2008
Domande senza risposta.
"... Ripenso all'accampamento che abbiamo superato partendo da Dakar. Alla sorte dei suoi abitanti, alla provvisorietà, allo scopo e al senso di quelle esistenze, di cui non chiedono ragione a nessuno, nemmeno a se stessi. Se il camion non porta i viveri, moriranno di fame, se l'autocisterna non porta l'acqua, moriranno di sete. In città non hanno niente da raggiungere, in campagna niente a cui tornare. Non coltivano, non allevano, non creano. Non studiano. Non hanno indirizzi, soldi, documenti. Tutti hanno perso la casa, molti la famiglia. Non hanno a chi rivolgersi per per sporgere denuncia, nessuno da cui aspettarsi qualcosa.
La domanda sempre più fondamentale del mondo odierno non è come nutrire la gente, visto che, a parte le difficoltà organizzative e di trasporto, il cibo abbonda. La vera domanda è: che fare della gente? Che fare della presenza sulla terra di tutti questi milioni e milioni di persone, della loro energia non sfruttata, della forza che si portano dentro e che non sembra servire a nessuno? Qual'è la collocazione di questa gente nella grande famiglia umana? Quella di cittadini con tutti i diritti? Di fratelli danneggiati? Di intrusi invadenti? ..."
L'autore lascia queste domande senza risposta...
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domenica 25 maggio 2008
L'Africa, il continente perduto.
- L'Africa non è per niente una realtà omogenea. Tra l'altro, la sua suddivisione nei numerosi stati in cui è frammentata è stata fatta in modo del tutto arbitrario dagli occupanti europei. Il fatto è che per la cultura africana (perlomeno per la stragrande maggioranza dei popoli che la compongono), la mera suddivisione spaziale ha scarsa rilevanza. Essenziale è invece la divisione per etnie, tribù e clan. Il numero di queste realtà - a noi occidentali non molto comprensibili - è praticamente sterminato.
- Ognuna delle innumerevoli etnie e tribù in cui è frammentata la popolazione africana ha ben radicato un suo particolare sistema di credenze, valori e tabù di vario tipo. La religione ha un'importanza centrale per la gente dell'Africa, che nella sua gran massa è ancora animista (termine generico che in realtà raggruppa un'universo sterminato di credenze diverse).
- Pur essendo un continente enorme, uno dei problemi di base dell'Africa è la totale mancanza di mezzi di comunicazione interna. Questo è uno degli elementi che rende impossibile il crearsi di un'economia efficiente.
- La visione del mondo dell' uomo africano - tipo è mediamente del tutto opposta a quella dell'occidentale - tipo. Tanto uno è individualista, tanto l'altro vive essenzialmente in funzione del suo clan. Uno ha una percezione del tempo e dello spazio indipendente da sé (regalo del progresso scientifico), l'altro ha una percezione del tempo e dello spazio del tutto soggettiva. Tanto uno è dinamico, tanto l'altro vive in una condizione di "attesa passiva". Considerazioni che possono sembrare banali, ma che in realtà sono alla radice del stato di degrado impressionante in cui si è ridotta l'Africa.
- Dopo la Seconda Guerra Mondiale gli stati africani hanno cominciato a rendersi indipendenti dal controllo occidentali. Dopo una partenza promettente, le popolazioni africane non hanno saputo autodeterminrsi.
- La responsabilità del fallimento totale dei popoli africani nell'autogovernarsi va imputato essenzialmente a loro stessi. Di fatto le loro èlite hanno cercato di copiare il peggio dell'Occidente: sete di potere e denaro, mentalità predatoria e parassitaria, assenza di scrupoli e ferocia inaudita nel perseguire i propri interessi personali. Illuminante a tal riguardo l'esperienza della Liberia, paese creato a fine '800 con schiavi liberati nel Nordamerica. In poco tempo, gli ex-schiavi, scimmiottando la società sudista che li schiavizzava, sono diventati essi stessi schiavisti, sottomettendo senza pietà i nativi. Questo paese è poi collassato (come la maggior parte degli altri) nella seconda metà del '900, nel solito bagno di sangue a sfondo etnico.
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giovedì 22 maggio 2008
Una finestra su un altro mondo.
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mercoledì 21 maggio 2008
E adesso mi faccio un giro in Africa.
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martedì 20 maggio 2008
Recensione del libro "La casa", di John Dickson Carr.
Questo giallo è ambientato nella Lousiana, nel 1927. In una vecchia casa - sulla quale circolano strane voci - si riunisce un'eterogenea compagnia di vecchi e nuovi amici. La padrona di casa ci lascia le penne in modo apparentemente inspiegabile. Poco dopo anche suo fratello subisce un'aggressione da parte di uno sconosciuto, alla quale tuttavia riesce a sopravvivere. Diverse persone cominciano a indagare, in modo farraginoso. Alla fine si scoprirà il colpevole, dopo duecento pagine di supposizioni, vuoti vaniloqui e perdite di tempo varie. Non spiego tutta la trama perché sarebbe un'altra stucchevole perdita di tempo. Ci sono molti personaggi (troppi, molti inutili), trattati abbastanza superficialmente e tra i quali è facile perdersi. L'autore si dilunga troppo, molti dettagli che alla fine si rivelano essere fondamentali sono solo accennati e si perdono in una marea di inutilità, il libro nel suo insieme appare troppo diluito e la tensione che si respira nelle prime pagine si perde per strada, lasciando il campo prima a una semplice curiosità e poi a una sequela di annoiati sbadigli. Un libro del tutto mediocre. Peccato.
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domenica 18 maggio 2008
Lettura finita!
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sabato 17 maggio 2008
Che palle!
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mercoledì 14 maggio 2008
"La casa", di John Dickson Carr: una mezza delusione.
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lunedì 12 maggio 2008
Una storia che stenta a decollare.
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sabato 10 maggio 2008
Il nuovo libro.
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mercoledì 7 maggio 2008
Recensione del libro " Sostiene Pereira", di Antonio Tabucchi.
Gran bel libro. Scritto in modo scorrevole, semplice e coinvolgente, senza inutili retoriche. Antonio Tabucchi, scrittore di razza, utilizza un curioso artificio letterario: tutto il romanzo è scritto come se si trattasse del verbale di un interrogatorio, continuamente costellato da infiniti "sostiene Pereira". Al lettore non è dato sapere davanti a quale tribunale sia finito Pereira. Non credo neanche sia necessario saperlo. Forse è il tribunale della sua coscienza, che a un certo punto si sveglia e gli impone di prendere posizione contro la dittatura e l'oppressione, svegliandosi dal compiacente torpore dove si era adagiato. Comunque sia, un libro che veramente vale la pena di leggere.
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domenica 4 maggio 2008
L'orrore delle dittature.
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venerdì 2 maggio 2008
Sostiene Pereira.
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giovedì 1 maggio 2008
Recensione del libro "Dieci piccoli indiani", di Agatha Christie.
L'idea è molto bella. Il libro è scritto bene, è molto coinvolgente, Agatha Christie si diverte a caratterizzare i vari personaggi e a descrivere i loro pensieri e stati d'animo nell'affrontare questa situazione assurda e angosciante. Si può anzi dire che Nigger Island - il luogo isolato dal mondo dove avviene la storia - rappresenta proprio un "laboratorio" dove l'autrice si diverte a vivisezionare l'intimo delle persone, nel tentativo di separare comunque con una linea netta il bene dal male. Se nel corso della storia gli omicidi appaiono veramente inspiegabili, tanto che forte è la tentazione di ricorrere al metafisico per trovare una soluzione, in realtà nel finale l'ordine universale - tutto puritano - viene alla fine ristabilito. Tutti gli invitati finiscono per riconoscere le loro responsabilità, tanto da fare accettare a molti di loro la morte violenta come una inevitabile e anzi giusta conclusione. Una distinzione così netta tra il bene e il male personalmente mi fa sorridere, ma al di là di queste considerazioni filosofiche rimane il fatto che questo libro è un eccellente giallo che vale sicuramente la pena di leggere.
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mercoledì 30 aprile 2008
"Dieci piccoli indiani", di Agatha Christie: un'idea geniale.
L'idea di base è geniale. Lo stile di Agatha Christie, estremamente lineare e asciutto (forse anche troppo), rende la lettura molto semplice. Un libro che si può leggere in poche ore.
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sabato 26 aprile 2008
Ritorno ai classici.
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venerdì 25 aprile 2008
Recensione del libro "Terra!", di Stefano Benni.
Questo libro surreale è ambientato nell'anno 2156. Il pianeta Terra è sprofondato in una nuova era glaciale, conseguenza di una serie di conflitti termonucleari tra le varie superpotenze. Un'umanità stanca, ipertecnologica e sistematicamente manipolata dai mass media agonizza, cercando di sopravvivere alla scarsità di cibo ed energia. In questo clima drammatico, un'astronave del blocco sineuropeo individua un pianeta nello spazio profondo che pare avere le caratteristiche della Terra. Unico problema: si è perso il contatto con l'astronave, né pare possibile localizzare con sicurezza l'esatta posizione del pianeta. Il blocco sineuropeo lancia quindi una spedizione di soccorso, l'astronave Proteo Tien, con un improbabile equipaggio, formato da Cu Chulain (pilota), Mei Ho Li (telepate), Caruso Raimondi (meccanico di bordo), Leporello Atari (robot) , e Sara (ape ammaestrata aiutante di Caruso). Anche le potenze antagoniste inviano le proprie spedizioni, allo scopo di impadronirsi della nuova e sperduta Terra Promessa. Così l'Impero Militare Samurai lancia la piccolisima Zuikaku, comandata dal generale Yamamoto e dal suo vice Arada, con una truppa di cinquanta topi ammaestrati. L'impero amerorusso invia invece l'immensa Calabakrab, colossale astronave comandata direttamente dal Grande Scorpione, feroce dittatore senza scrupoli. Contemporaneamente viene scoperta una misteriosa fonte energetica sotto la vecchia città di Machu Picchu, ultimo rifugio della civiltà Inca. Il blocco sineuropeo invia Frank Einstein, giovane bambino prodigio esperto in informatica e un vecchio saggio cinese, Fang, a dirigere gli scavi per cercare di fare luce su questo mistero. L'enigma verrà svelato alla fine del libro, trovando la soluzione nelle pieghe dello spazio-tempo.
Che dire. L'idea alla base del libro non è malaccio, quello che veramente mi ha deluso è lo stile di Stefano Benni. La struttura del racconto è iperframmentata, divisa tra innumerevoli accadimenti che si svolgono contemporaneamente, farcita con un numero impressionante di personaggi dai nomi impronunciabili, strapiena di raccontini, incisi e amenità varie che rendono veramente arduo riuscire a tenere il filo del discorso. Inoltre Benni vuole a tutti i costi risultare divertente (non sempre riuscendoci), usando un stile fin troppo surreale e in fin dei conti di difficile lettura. Se l'autore avesse tagliato un centinaio di pagine (e assicuro che se ne possono tagliare anche di più senza nulla togliere alla storia di per sè) credo che la lettura sarebbe stata ben più godibile. In giro ho letto recensioni a dir poco entusiastiche su questo libro, per quel che mi riguarda si tratta di una lettura del tutto mediocre.
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mercoledì 23 aprile 2008
"Terra!", di Stefano Benni: che fatica finirlo di leggere!
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domenica 20 aprile 2008
Amare (anche se banali) considerazioni storico - politiche.
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giovedì 17 aprile 2008
Stefano Benni: una fantasia sfrenata. Anche troppo.
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martedì 15 aprile 2008
Mi è passata la voglia di leggere...
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lunedì 14 aprile 2008
"Terra!", di Stefano Benni: prime impressioni.
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domenica 13 aprile 2008
E adesso Stefano Benni.
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sabato 12 aprile 2008
Recensione del libro "La variante di Luneburg", di Paolo Maurensig.
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lunedì 7 aprile 2008
"La variante di Luneburg", di Paolo Maurensig: prime impressioni.
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domenica 6 aprile 2008
La prossima lettura.
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sabato 5 aprile 2008
Recensione del libro "Arcobaleno", di Banana Yoshimoto.
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giovedì 3 aprile 2008
Un tema caro alla Yoshimoto: la solitudine.
"... In quell'occasione pensai addirittura alla solitudine profonda di persone che avevano inventato storie come quella di Doraemon, di macchine del tempo, di robot perennemente al loro fianco...
Pensai alla tristezza universale degli esseri umani che ti porta ad immaginare oggetti in grado di risolvere il problema, amici che stanno al tuo fianco senza mai morire."
I personaggi di Banana Yoshimoto sono sempre alle prese con drammi familiari, in genere si trovano ad affrontare la vita soli e disperati, immersi in un mondo metropolitano dove l'individuo è perso in una folla anonima. Per sopravvivere rimane la fantasia...
Insomma una visione del mondo non troppo ottimistica. Comunque questo libro non mi sembra all'altezza di "Kitchen". Troppo lineare, quasi banale e scontato. Mah!
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mercoledì 2 aprile 2008
"Arcobaleno", di Banana Yoshimoto: prime impressioni.
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lunedì 31 marzo 2008
Il prossimo libro.
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sabato 29 marzo 2008
Recensione del libro "Il paradiso degli orchi", di Daniel Pennac.
Il protagonista di questo libro, scritto tutto in prima persona, è l'ormai mitico Benjamin Malaussène, assunto come capro espiatorio in un grande magazzino. Il suo compito consiste nell'impietosire i clienti pronti a sporgere reclamo per la merce difettosa, facendo risparmiare all'azienda un sacco di soldi. Malaussène con questo improbabile ma lautamente pagato mestiere mantiene la sua ancora più incredibile famiglia, formata dai suoi fratellastri e sorellastre, sfornati a periodi regolari dalla loro comune madre, abituata a cambiare frequentemente uomini, non prima di essersi fatta mettere incinta. Tuttavia nel grande magazzino cominciano a verificarsi inspiegabili attentati dinamitardi, che avvengono sempre in presenza del buon Malussène, che inevitabilmente finisce per diventare il principale indiziato. Dovrà quindi improvvisarsi investigatore, aiutato da una giornalista d'assalto e dalla sua famiglia.
Una storia quasi surreale, per alcuni aspetti fiabesca, scritta con eccezionale fantasia e tanto humour, che gronda da ogni pagina del libro. Il personaggio di Malussène, poi, è semplicemente geniale: non per niente è ormai diventato un mito del nostro tempo. Un libro che comunque è anche una divertente riflessione sulle contraddizioni della nostra società consumistica. In particolare nella storia è sempre presente il conflitto tra la necessità di accettare razionalmente le convenzioni borghesi da una parte (il grande magazzino incarna questo aspetto), e il bisogno di accettare l'irrazionale, il non codificato come necessità per viversi la vita (la famiglia di Malaussène ne è il paradigma). Insomma un libro che si presta a riflessioni che vanno molto al di là della storiella divertente che potrebbe emergere da una prima superficiale lettura.
Un libro che vale senz'altro la pena di leggere, anche se devo dire che lo stile di Pennac in sé non è sempre fluido e lineare.
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mercoledì 26 marzo 2008
"Il paradiso degli orchi", di Daniel Pennac: lettura finita.
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domenica 23 marzo 2008
sabato 22 marzo 2008
"Il paradiso degli orchi", di Daniel Pennac: prime impressioni.
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venerdì 21 marzo 2008
La prossima lettura.
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giovedì 20 marzo 2008
Recensione del libro "Come una bestia feroce", di Edward Bunker.
Edward Bunker, delinquente incallito nella vita reale, ha con questo libro fornito una stupenda fotografia del mondo del crimine, guardato dal punto di vista dei malviventi. Uso volutamente il termine "fotografia", dopo avere passato ore a cercare quello giusto. Lo stile di Bunker, essenziale, privo di artifici retorici o di forme lessicali particolarmente ricercate, poco descrittivo, dai ritmi sempre più serrati a mano che la storia entra nel vivo, spinge il lettore a immedesimarsi nella vita del protagonista Max Dembo, venendo letteralmente risucchiato nella storia. Tuttavia la fotografia che in modo magistrale Edward Bunker fornisce del mondo del crimine non è un fotografia asettica, in bianco e nero, né iperrealista. Bunker è un grande perché riesce veramente a mantenere un equilibrio perfetto - ma dinamico - tra la mera descrizione dei fatti e la necessità di rendere godibile la loro fruizione da parte del lettore. Il libro è diviso in tre parti ed è interamente scritto in prima persona. La prima parte lascia un certo spazio ai ragionamenti e alle considerazioni sulla vita di Max Dembo, criminale con evidenti tratti autobiografici, e descrive l'uscita di galera in libertà condizionata del protagonista, convinto di tentare a ogni costo di reinserirsi nella società civile. Questa prima parte è la più "filosofica", se mi è permesso il termine, regalando al lettore diverse "perle" sulla visione del mondo dei criminali. Quella successiva descrive il totale fallimento dei tentativi di Max di girare pagina. Non c'è nulla da fare: gli automatismi della società (e anche i suoi personali) lo riconducono inevitabilmente sulla strada del crimine. La storia accelera rapidamente di ritmo, Bunker asciuga rapidamente ogni velleità filosofeggiante e il libro descrive lo scivolare di Max Dembo nel mondo della rapina a mano armata con toni "naturalistici", se mi è permesso il termine. L'adrenalina comincia a scorrere nelle vene dei personaggi e anche in quelle di chi legge (almeno questo è quello che è successo a me). La terza parte è puro cardiopalma. Leggerla è stato per me come essere seduto in prima fila al cinema a guardare un ottimo film d'azione. Impossibile staccare. L'ho letta tutta di fila, rimanendo sveglio fino a notte fonda, ipnotizzato dal magico Edward Bunker. Su tutta quest'ultima parte aleggia la spada di Damocle del destino. Max Dembo percepisce chiaramente la sua situazione senza speranza, eppure continua nel suo percorso di lucida e consapevole fuga da ogni regola sociale, vissuta come realtà inevitabile, un destino ineluttabile. Fino all'epilogo finale, che termina con un secco "Fanculo!", che chiude questo stupendo romanzo. Forse il "Fanculo!" finale è la perfetta sintesi del pensiero criminale del protagonista Max Dembo. Grande libro, grande Edward Bunker. Libro altamente consigliato.
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mercoledì 19 marzo 2008
"Come una bestia feroce", di Edward Bunker: lettura finita.
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martedì 18 marzo 2008
Pensiero criminale - parte seconda.
"... Ma a un certo punto ho deciso di non sfidare il destino. E il mio destino è di essere un criminale e di passare tre quarti della mia vita in galera. Magari il tuo è diverso. Ma un giorno o l'altro, che sia domani o fra vent'anni quando ne avrai cinquanta, ti renderai conto che chiunque tu sia e qualsiasi cosa tu abbia fatto, non poteva andare in modo granché diverso. Ti accorgerai che nella vita ti viene richiesto di fare una certa cosa, e quando sarai alla fine e le somme saranno tirate, sarai stato quella cosa lì, qualsiasi cosa sia. Hai ancora qualche speranza davanti a te, ma un giorno o l'altro scoprirai di essertela lasciata dietro. ..."
Mi piace molto lo stile essenziale di Edward Bunker, che presenta il mondo della delinquenza senza alcuna aura romantica, senza nessuna giustificazione morale (nè condanna) ma senza neanche indulgere nell'autocompiacimento del crimine. Gran scrittore.
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lunedì 17 marzo 2008
Pensiero criminale.
"... Sarei sceso in guerra contro la società, o forse mi sarei soltanto limitato a riprendere lo ostilità. Non provavo più alcun timore. Mi dichiarai libero da ogni regola, eccetto quelle che io stesso avessi voluto accettare. E anche quelle le avrei mutate a mio piacere. Avrei afferrato tutto ciò che avessi desiderato. Avrei ripreso a essere quello che ero, ma con più determinazione. Un criminale. La mia scelta, il mio totale abbandono delle restrizioni sociali (a patto che la società non me le avesse imposte con la forza) era anche la mia verità. Altri avrebbero scelto di accrescere il più possibile il loro potere. Ma il crimine era il mio mondo, il luogo in cui mi sentivo a mio agio e non lacerato nel profondo. E sebbene si trattasse di una libera scelta, era anche destino. La società mi aveva reso quello che ero, e mi aveva messo al bando per paura di quanto essa stessa aveva creato; ma io andavo fiero di questa mia condizione. ..."
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sabato 15 marzo 2008
"Come una bestia feroce", di Edward Bunker: prime impressioni.
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giovedì 13 marzo 2008
Edward Bunker: una vita spericolata. A dire poco.
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mercoledì 12 marzo 2008
Edward Bunker!
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martedì 11 marzo 2008
Recensione del libro "Toni Picotto e il tempio dei sortilegi", di Uto Grisolfi.
Il caso ha voluto che m'imbattessi in questo libro sconosciuto. Dopo tanti pacchi presi da autori blasonati, incredibile trovare tanta qualità e originalità in uno scrittore dal nome mai sentito prima.
Il protagonista Toni Picotto è un'impresario edile incaricato di risistemare un letamaio in una vecchia casa dell'alto Friuli. Per mandare avanti il cantiere si avvale dell'aiuto di due suoi amici: l' ex sindacalista con velleità artistiche Grande Tau e Ico, suo compagno di sbronze e deliri pseudoculturali. I due si sono messi in testa di realizzare un improbabile progetto culturale che si pone come obiettivo la riscoperta delle radici celtiche del popolo friulano. A tal fine decidono di mettere in scena nelle sperdute osterie della Carnia delle rappresentazioni di antichi poemi, improvvisandosi novelli bardi. Ovviamente la cosa non va a buon fine. In seguito a questa e a altre esperienze frustranti, il Grande Tau decide di abbandonare gli impegni lavorativi presi e di partire per un ancora più delirante viaggio iniziatico in Nepal. Nonostante la defezione del Grande Tau, Toni Picotto riesce comunque a portare a termine il lavoro assegnatogli. Nel corso dei lavori si scoprirà comunque che il letamaio sorge sopra i resti di un'antico luogo di culto celtico, teatro delle cerimonie rituali di una misteriosa setta di iniziati. Sarà proprio durante una di questi riti iniziatici che il Grande Tau - dopo avere miseramente fallito nel concretizzare il suo viaggio iniziatico - e i suoi amici affronteranno l'ira dell'antica divinità Gwiddyon e dei suoi discepoli, con esiti nefasti ancorchè esilaranti.
Lo stile di Uto Grisolfi è fresco, asciutto, essenziale, eminentemente basato su dialoghi similmente alla narrativa d'oltroceano e lontano anni luce dai barocchismi e dagli orpelli stilistici a cui tanti blasonati autori nostrani ci hanno abituato. L'autore ha genialmente creato una serie di personaggi fortemente caratterizzati, efficacemente rappresentati con dialoghi molto divertenti e battute spassose, che si trovano a vivere una storia farcita di trovate originali e situazioni esilaranti rese magistralmente. Un'autore con una cifra stilistica personalissima che ha saputo regalarmi diverse ore di assoluto piacere e divertentissimo godimento, e del quale spero di potere leggere quanto prima altre opere. Grazie, Uto Grisolfi!
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lunedì 10 marzo 2008
Altra perla dal libro "Toni Picotto e il tempio dei sortilegi", di Uto Grisolfi.
“Veramente mi chiamo...”
"La sua è una domanda lecita, ma io le rispondo: facendo dei banali carotaggi, caro signor Bucotto!” lo interrompe l'ingegnere, che continua sbraitando: ”E adesso la sua domanda successiva sarà: va bene, adesso abbiamo il dato relativo al volume ATTUALE di massa organica presente nella concimaia, perfetto, ma ora, caro ingegner Roncazzi della Rovere, come faremo a calcolare l'andamento FUTURO della stratificazione della massa organica nella concimaia?! Non è vero, signor Picciotto? Su, forza: LO CHIEDA!!”
"Ma che importanza...”
“La sua è una domanda lecita, e io le rispondo: un team di medici veterinari, caro signor Ricotto! AHAHAH!"...
Pubblicato da whiteknight alle 12:25 3 commenti
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