domenica 2 dicembre 2007

Recensione del libro "Kitchen", di Banana Yoshimoto.



Leggere questo libro è stato veramente molto piacevole e stimolante. Considerando inoltre che si tratta del libro d'esordio di questa scrittrice giapponese (la prima pubblicazione in Italia risale al 1991), devo dire che ho veramente voglia di leggerne altri. E' diviso in tre racconti, ma questo fatto non toglie nulla alla qualità dello scritto. Siamo infatti a livelli enormemente più alti rispetto ai raccontini di Mauro Corona. Innanzitutto lo stile. Un modo di scrivere semplice e immediato, lontano anni luce dai contorsionismi stilistici di Tullio Avoledo, ma mai banale o scontato. Banana Yoshimoto usa con grande maestria efficaci e brevi descrizioni degli ambienti per descrivere l'evoluzione dello stato d'animo dei personaggi, e sa rendere sempre interessante il racconto grazie a continui salti spazio temporali, sempre all'interno di un quadro molto coerente. Grande è inoltre la sua capacità di giocare con diversi generi letterari (romanzo rosa, fantasy, thriller, diario intimistico) mantenendoli però all'interno di una struttura nel complesso molto agile e godibile. Volendo fare un confronto con "L'elenco telefonico di Atlantide", devo dire che dove Avoledo ha fallito miseramente (assemblando un caotico guazzabuglio privo di ritmo e omogeneità), Banana Yoshimoto ha centrato pefettamente nel segno. La scrittrice giapponese infatti privilegia un approccio emotivo e intimistico, quindi non necessita di pesanti sovrastrutture razionali a giustificare quello che (tra l'altro) non può essere neanche giustificato.
I primi due racconti hanno come protagonista una giovane donna, Mikage Sakurai, recentemente rimasta sola al mondo in seguito al decesso della nonna. I due racconti (il secondo è il logico proseguimento del primo) possono essere sinteticamente riassunti come la nascita di una storia d'amore tra Mikage e un ragazzo, Yuichi. Una unione di due solitudini. L'amore di Mikage per la cucina agisce come tema di raccordo nella trama e come occasione per descrivere gli stati d'animo dei vari personaggi. La storia è estremamente intimistica e vagamente onirica, un velo di tristezza infinita sembra permeare tutto. La leggerezza e la poesia usata dalla Yoshimoto per descrivere situazioni di per sè molto negative è magistrale. La scrittrice inoltre gioca molto con il concetto di famiglia e con i ruoli maschile e femminile, senza mai cadere nella volgarità o nel banale. Grande.
L'ultimo racconto, "Moonlight Shadows", è secondo me un piccolo capolavoro. La storia è ancora più triste. La protagonista è Satsuki, un ragazza. Ha di recente perso in un tragico incidente stradale il suo ragazzo. Assieme a lui è morta anche la ragazza del fratello minore di questi. Satsuki incontra una ragazza, Urara, che le permette (sfruttando una rarissima aberrazione spazio temporale), di godersi un ultimo addio col proprio ragazzo. Contemporaneamente, nasce una profonda amicizia tra Satsuki e il fratello minore del defunto. Detta così può sembrare una storia assurda o stupida, ma la capacità della Yoshimoto di descrivere gli stati d'animo e i pensieri di Satsuki è magistrale.
Un ultima considerazione. Il libro è abbastanza corto. Circa 150 pagine. Tuttavia questo fatto è ininfluente dal punto di vista della qualità. I tre racconti sono tutti autonomi e compiuti. Non si percepisce alcun taglio (a differenza del libro "Vukovlad. Il signore dei lupi" dello scrittore Paolo Maurensig), e sono pefettamente coerenti e omogenei dal punto di vista dello stile e dei contenuti (a differenza del libro "L'elenco telefonico di Atlantide", dello scrittore Tullio Avoledo). Inoltre lo stile è talmente superiore a quello di Mauro Corona che credo non abbia senso fare un confronto. Insomma, visto che su Federico Moccia stendo un velo di pietoso silenzio, "Kitchen" di Banana Yoshimoto è il migliore dei cinque libri che ho letto da quando ho aperto il blog.

7 commenti:

Anonimo ha detto...

eheheh, lo dicevo che ti piacevano le banane... ;-)

Anonimo ha detto...

SAI DOVE PUOI METTERTELA, LA BANANA?

whiteknight ha detto...

Bhè, dove sono finiti gli amici di mauro corona, l'imparziale, il vero celto e tutti gli altri cialtroni? Non sapete fare niente di meglio?! Mi state deludendo!

Anonimo ha detto...

Ricordate: ciò che è bene è bene, ciò che è male è male.

encantada ha detto...

Banana Yoshimoto è una grande scrittrice. Questo è uno dei suoi libri migliori.

Anonimo ha detto...

imparato molto

mommo ha detto...

Io ho scelto di leggere questo libro subito dopo aver letto Murakami Haruki, che mi ha fatto appassionare alla cultura giapponese, e ne sono rimasto soddisfatto. All'inizio i due primi racconti non mi avevano particolarmente colpito, ma l'ultimo, Moonlight Shadow, è assolutamente fantastico, tanto che ha risollevato completamentre il mio giudizio su questo libro. Se dovessi dare un voto sarebbe un 7.5/10.
P.S. Whiteknight, le tue recensioni sono sempre fantastiche, ne attendo una su " Kafka sulla spiaggia" per sapere il tuo parere.