sabato 5 luglio 2008

La precarietà della vita.

Continua a rilento la lettura del libro "Slow Man", dello scrittore sudafricano J.M Coetzee. Lettura a rilento non per repulsione nei confronti del libro - di per è molto interessante - quanto per mancanza di tempo. Il libro - scritto in terza persona - narra la triste storia di Paul Rayment, sessantenne che viene travolto da un'automobilista e che perde una gamba in seguito all'incidente. Evento traumatico che costringe questo vecchio solitario e orgoglioso a riconsiderare tutta la sua vita, in primis la certezza della sua tranquilla routine. In effetti è facile dimenticarsene, ma la nostra vita è sempre appesa a un filo.

lunedì 30 giugno 2008

La nuova lettura.

Ho comprato il libro "Slow Man", di J. M. Coetzee, scrittore sudafricano che ha vinto il premio Nobel per la letteratura nel 2003. Insomma qualcosa di molto più impegnato rispetto all'ultima lettura, il divertente "La famiglia Spellman", di Lisa Lutz.

domenica 29 giugno 2008

Recensione del libro "La famiglia Spellman", di Lisa Lutz.


La protagonista del libro, Isabel Spellman, è una trentenne che vive ancora in famiglia. Una famiglia molto particolare, quella degli Spellman, in quanto tutti i suoi membri vengono in qualche modo coinvolti nel particolare lavoro dei genitori: un'agenzia privata di investigazioni. Questo fatto sconvolge tutti i normali equilibri, visto che in pratica tutti i membri si spiano e pedinano reciprocamente, determinando una serie di situazioni grottesche e molto divertenti. E' soprattutto Isabel a venire continuamente controllata, visti i suoi trascorsi non proprio cristallini e la sua movimentata vita sentimentale, continuamente monitorata dalla madre (e non solo). La mania dei pedinamenti, dei sotterfugi e delle segrete investigazioni finisce comunque per complicare inutilmente la vita di tutta la famiglia, che subisce periodiche crisi fino ad arrivare alla scomparsa di Rae, l'irrequieta figlia minore in piena crisi adolescenziale. Questo fatto si somma alle periodiche sparizioni dello zio Ray (impenitente puttaniere, alcolista e giocatore d'azzardo) e alla ormai irreversibile crisi del rapporto di Isabel con il suo ultimo ragazzo.
Insomma un libro originale e molto divertente, ottimo per una lettura di puro svago, scritto interamente in prima persona, fornendo quindi al lettore il punto di vista della protagonista, Isabel Spellman. L'intreccio della storia è molto accattivante, in quanto si fondono insieme le disavventure sentimentali di Isabel, le investigazioni dell'agenzia Spellman e tutte le problematiche della famiglia, animate da personaggi come minimo imprevedibili. Un cocktail veramente godibile, una scrittrice da tenere d'occhio, visto che questo è il suo primo libro, uscito in America nel 2007 e in Italia quest'anno.

lunedì 23 giugno 2008

Prime impressioni.

In questo tranquillo weekend ho letto un centinaio di pagine del libro "La famiglia Spellman", della scrittrice Lisa Lutz. Una lettura piacevole e divertente, per il momento. La protagonista, Isabel Spellman, è una ragazza trentenne che lavora nell'agenzia investigativa di famiglia. Il libro al momento si presenta come la storia della vita dei suoi componenti, che condividono le deformazioni professionali degli investigatori privati, con tutte le situazioni divertenti che ne derivano. Il libro promette bene, spero che il proseguo sia all'altezza.

sabato 21 giugno 2008

Il prossimo libro.

Dopo la lettura impegnata di "Arancia Meccanica", mi rilasserò con il libro "La famiglia Spellman", della giovane scrittrice Lisa Lutz. Una lettura - spero - spensierata e divertente. Il libro è uscito in Italia nel 2008. Vediamo un pò...

venerdì 20 giugno 2008

Recensione del libro "Arancia Meccanica", di Anthony Burgess.


Il giovane Alex - protagonista del libro - è il capo di una piccola banda di quattro teppisti scatenati, dediti - durante la notte - a furibonde azioni di ultraviolenza ai danni dei poveri malcapitati che passano sul loro cammino. Il libro è scritto in prima persona, il lettore si trova a vivere le tragiche esperienze dal punto di vista del giovane protagonista, del quale può leggere le azioni e i pensieri nel suo particolare slang - il Nasdat - inventato di sana pianta dall'autore. Alex è la personificazione stessa del male, in quanto dichiaratamente gode delle sue azioni malvagie e depravate, senza mai porsi il minimo problema di giustificare il proprio mostruoso comportamento. Al contrario, egli si presenta come una vittima della società in cui vive - una non molto ben definita istopia ambientata in un futuro (speriamo) improbabile. Tuttavia dopo avere massacrato una vecchietta inerme viene catturato dai poliziotti e sbattuto a marcire in un'orrenda prigione. Qui la sua natura intrinsecamente malvagia lo porta a ruffianarsi il cappellano, nella speranza di potere guadagnare la libertà per tornare alla sua vita di furti, pestaggi e stupri innominabili. Gli viene proposta come facile via di fuga dalla galera il famigerato "trattamento Ludovico", un abominevole trattamento di condizionamento psicologico in seguito al quale il suo subconscio rifiuta ogni comportamento violento, al quale associa una sensazione di insopportabile malessere fisico. In altre parole, Alex VUOLE fare il male, ma non può - suo malgrado - metterlo in pratica. Rimesso in libertà, si ritrova a vivere in un mondo malato, dove i suoi ex compagni di teppismo sono stati assunti dalla polizia e dove i suoi familiari lo rifiutano. Pestato dalla polizia, rifiutato dalla sua stessa famiglia e strumentalizzato da loschi figuri (caricatura dell'estrema sinistra), Alex, che soffre atrocemente per la sua condizione, decide di farla finita, gettandosi dalla finestra. Tuttavia sopravvive all'esperienza, venendo strumentalizzato dalla stessa classe politica che lo aveva usato come cavia per il "trattamento Ludovico" (satira dell'estrema destra), venendo quindi reinserito a viva forza nella società, dove torna a delinquere pur essendo foraggiato lautamente dal sistema. Tuttavia Alex sente il bisogno di allontanarsi dalla sua vita da teppista, mettendosi alla ricerca di una compagna per "sistemarsi", non soddisfare una propria necessità etica, ma per semplice accettazione di suoi meccanismi fisiologici .
Un libro molto complesso, scritto dall'autore per meditare sul concetto di libertà dell'individuo, e sui metodi che la società civile può/deve usare per stabilire un'ordine al suo interno. Dal mio punto di vista devo dire che è molto facile prendere le parti di Alex, piuttosto che della società, che alla fine risulta essere molto più depravata e senza ideali degli stessi teppisti dai quali si deve difendere. Mi sembra veramente mostruosa la visione che Alex ha della propria vita alla fine del libro, quando egli decide di abbandonare la sua nuova banda per "mettere su famiglia", rispondendo a mere esigenze biologiche sue, pur sapendo che tale scelta non risponde ad alcuna necessità morale o etica, ma a una semplice conformazione a modelli a lui - tutto sommato - esterni. Insomma una visione del mondo totalmente negativa. Burgess, in un'appendice finale del libro, dichiara che il libro "Arancia Meccanica" doveva essere

"una sorta di manifesto, addirittura una predica sull'importanza di potere scegliere."

Fermo restando che sono completamente d'accordo con le intenzioni dichiarate dell'autore, devo dire che dal mio punto di vista questo libro è una critica feroce nei confronti di TUTTA la società occidentale, a partire da quello che dovrebbe essere il suo caposaldo fondamentale, cioè la famiglia, descritta da Burgess come un vuoto contenitore senz'anima, anzi, una fabbrica di risibile ipocrisia. Burgess si è divertito, usando il potente strumento della satira, a smontare pezzo per pezzo tutto il nostro mondo, cominciando dal concetto stesso di democrazia, ponendo al lettore domande fondamentali dalle quali si è tuttavia guardato bene di fornire risposte. E lo apprezzo per questo.
Gran bel libro, devo dire, pienamente all'altezza del film omonimo realizzato da quel genio del cinema che risponde al nome di Stanley Kubrick.

giovedì 19 giugno 2008

Un drammatico dilemma.

Continua l'interessante lettura del libro "Arancia Meccanica", di Anthony Burgess. Alex, il giovane teppista protagonista del libro, viene alla fine catturato dopo avere massacrato una vecchietta inerme, e sbattuto in galera. Qui gli viene proposta la "tecnica Ludovico", un inumano procedimento che costringe l'individuo a scegliere il bene, grazie a tecniche di condizionamento psichico che nella mente del condannato associano alle azioni negative un insopportabile malessere fisico che costringe il delinquente - suo malgrado - a mantenere comportamenti "buoni". Riporto il pensiero in merito a questa tecnica del cappellano del carcere, che si pone il problema della moralità di questa tecnica. Come si vede, non è scritto in slang Nasdat perché non sono parole pronunciate da Alex, né suoi pensieri.

"... La bontà viene da dentro, 6655321. La bontà è qualcosa che si sceglie. Quando un uomo non può scegliere, cessa di essere un uomo.
...
So che passerò delle notti insonni per questo. Che cos'è che Dio vuole? Dio vuole il bene o la scelta del bene? Un uomo che sceglie il male è forse in qualche modo migliore di un uomo al quale è stato imposto il bene? Sono questioni profonde e difficili, piccolo 6655321. ..."

Notare come il cappellano si rivolga ad Alex chiamandolo con il suo numero di matricola, analogamente a quanto succedeva nei lager nazisti. Comunque questo è il tema centrale del libro: il valore fondamentale della possibilità di scegliere, per un individuo, tra il bene e il male.