mercoledì 18 giugno 2008

Il Nasdat.

Ho cominciato a leggere il libro "Arancia Meccanica", di Anthony Burgess. Il libro narra le tragiche esperienze vissute (da vittima e da carnefice) da Alex, un ragazzo che vive in una alienata società del futuro e che si nutre di ultraviolenza. Capo di un gruppo di quattro adolescenti, divide la sua vita tra le disumane violenze gratuite perpetrate durante la notte e un un tranquillo tran tran da figlio di una famiglia-bene durante il giorno. Il libro è scritto tutto in prima persona, utilizzando un curioso slang - denominato "Nasdat" - che è stato inventato dall'autore. Il protagonista, Alex, di fatto incarna il male allo stato puro: egli gode a pestare, torturare e stuprare, ammettendo questa sua condizione e senza accampare la minima giustificazione morale. Anzi. Di fatto si pone nei confronti del lettore come una povera vittima del sistema sociale in cui vive. Posto un brano dove si può apprezzare il pensiero di Alex in merito al male e il linguaggio utilizzato da Anthony Burgess:

"Ma, fratelli, questo mordersi le unghie dei piedi su qual'è la causa della cattiveria mi fa solo venire voglia di gufare. Non si chiedono mica qual'è la causa della bontà, e allora perché il contrario? Se i martini sono buoni è perché così gli piace, e io non interferirei mai con i loro gusti, e così dovrebbe essere per l'altra parte. E io patrocinavo l'altra parte. In più, la cattiveria viene dall'io, dal te o dal me e da quel che siamo, e quel che siamo è stato fatto dal vecchio Zio o Dio ed è il suo grande orgoglio e consolazione. Ma i non-io non vogliono avere il male, e cioè quelli del governo e i giudici e le scuole non possono ammettere il male perché ammettere l'io. E la nostra storia moderna, fratelli, non è la storia di piccoli io coraggiosi che combattono queste grandi macchine? Parlo sul serio, fratelli, quando dico questo. Ma quello che faccio lo faccio perché mi piace farlo."

Nessun commento: