giovedì 29 novembre 2007

Banana Yoshimoto, prime impressioni.

Proseguo nella lettura del libro "Kitchen", di Banana Yoshimoto. Nella sua splendida semplicità è secondo me una riflessione sulla solitudine. Gran bel libro.

mercoledì 28 novembre 2007

Banana Yoshimoto, primissime impressioni.

Purtroppo la giornata è stata intensa. Ho letto solo poche pagine del libro "Kitchen", della scrittrice giapponese Banana Yoshimoto. Prima di crollare, mi sono trascinato al pc per srivere le primissime impressioni. Il libro è scritto in maniera molto scorrevole, oserei dire splendida per la sua semplicità, senza però mai cadere nel linguaggio elementare e scontato alla Mauro Corona. L'atmosfera è surreale, malinconica. Devo ancora entrare nel vivo della storia, ma le premesse sono ottime.

martedì 27 novembre 2007

Il prossimo libro.

Piccola analisi serale dei libri letti da quando ho aperto il blog. Sul primo, "Tre metri sopra il cielo", di Federico Moccia, non ho intenzione di sprecare altre parole. Poi è stato il turno di tre scrittori friulani: Mauro Corona, Tullio Avoledo e Paolo Maurensig. Su Mauro Corona c'è poco da dire. Anzi, non c'è nulla da dire. Un pietoso silenzio mi sembra d'obbligo. Tullio Avoledo ha anche delle belle idee, ma su come le utilizzi meglio lasciare perdere. Paolo Maurensig è un buon scrittore, ma attualmente lavora in modalità energy saving. Certo queste mie opinioni sono discutibili e derivano dall'analisi di un solo libro per autore, sta di fatto che sono abbastanza deluso dalle letture nostrane. Sento quindi il bisogno di girare pagina. Di guardare altrove. Verso altre realtà, altri continenti, altre culture. Con tutto rispetto per i boschi di Erto, dove vaga felice il buon vecchio Mauro Corona, bottiglione in mano e doppietta sotto il braccio. Ho guardato la lista chilometrica dei libri da leggere. L'occhio mi è caduto su Banana Yoshimoto. E' una scrittrice giapponese molto famosa della quale non ho mai letto niente. Ho deciso di riempire questa lacuna, comprando il suo libro d'esordio, "Kitchen". Si vedrà.

lunedì 26 novembre 2007

Recensione del libro "Vukovlad. Il signore dei lupi", di Paolo Maurensig.


Comincio con due parole sulla trama. Il tenente polacco Emil Ferenczi si trova assieme al suo reparto in una sperduta landa sui monti Tatra. Siamo nel 1939 e le truppe tedesche sono alle porte. Si respira nell'aria la tensione per lo scontro imminente. Le truppe polacche presidiano un villaggio e il castello del magravio del luogo. Emil si rende ben presto conto che i contadini sono terrorizzati da strane leggende sui lupi mannari e temono il magravio come il demonio. Un finale pittosto sfilacciato lascerà le cose abbastanza indefinite. Il lupo mannaro era veramente una manifestazione del soprannaturale o ci sono delle spiegazioni razionali ai timori degli abitanti? Chi lo sa.
Paolo Maurensig scrive molto bene, in modo accattivante. Lontano anni luce dai contorsionismi stilistici di Avoledo, dai raccontini delle elementari di Corona o dal marketing pacchiano di Moccia. Niente da dire da questo punto di vista. Anzi. La storia poi comincia bene. Si crea una notevole aspettativa nei confronti dei fatti strani che si verificano a mano a mano che Emil si addentra nella natura selvaggia dei monti Tatra. La tensione raggiunge l'apice quando il reparto si installa nel castello del magravio e Emil si trova costretto a passarvi la notte. Tuttavia il finale lascia veramente perplessi, tagliando di netto tutta la tensione e lasciando in sospeso tutte le interessanti disquisizioni filosofiche presenti nel libro. Un vero peccato. Alla fine rimane un racconto breve - 109 pagine in tutto - e una bella copertina. Troppo poco per 12 euro. Sembra quasi che Maurensig abbia dovuto scrivere qualcosa, pressato dall'editore. Però dopo un centinaio di pagine si è stufato, e ha tagliato il tutto con l'accetta. Ripeto: un vero peccato. Perchè questo scrittore ha del talento.

sabato 24 novembre 2007

Un brano che fa riflettere.

Mentre raccoglievo le idee sul libro "Vukovlad. Il signore dei lupi", dello scrittore Paolo Maurensig, mi è tornato in mente un brano che mi ha fatto riflettere. Lo cito:

"Le tradizioni popolari sorgono in una maniera che ci rimane oscura, eppure si perpetuano nei racconti che i genitori fanno ai figli, e i nonni ai nipoti, di generazione in generazione. I protagonisti di questi racconti sono sempre personificazioni del Male: lupi mannari, vampiri, orchi, streghe e spettri - tutte creature maligne. Come nascono? Da che cosa traggono forza per crescere nella mente umana? Mente che, a quanto sembra, è un'unica feconda matrice."

Il tema del Male e delle sue origini è sempre affascinante. Chiaro che questo autore è una spanna sopra l'inutile Federico Moccia o a Mauro Corona. Paolo Maurensig è secondo me il migliore dei quattro scrittori che ho letto da quando ho aperto questo blog.

venerdì 23 novembre 2007

Lettura finita.

Prima di andare a dormire ieri ho deciso di leggere almeno una decina di pagine del libro "Vukovlad. Il signore dei lupi". Tanto per avere un'idea non dico della storia nel suo complesso ma almeno del modo di scrivere di Paolo Maurensig. Risultato finale: in neanche quaranta minuti ho letto il libro. Tutto. Bellino, anche se troppo corto. Cito una frase:

"Credo non vi sia nulla, come l'isolamento in mezzo a una natura selvaggia, in grado di alimentare la paura del Male."

Quando l'ho letta non sono riuscito a reprimere un sorriso. Ciò che terrorizza il protagonista del libro di Maurensig è invece un balsamo vitale per Mauro Corona. Eterna ambiguità della natura umana.

Preso il prossimo libro.

Oggi ho comprato il prossimo libro che leggerò. Il quarto da quando ho aperto questo blog. Si tratta, come avevo anticipato, di "Vukovlad. Il signore dei lupi", dello scrittore Paolo Maurensig. E' uno scritto incredibilmente corto, 109 pagine in tutto. Credo che lo leggerò domani.

giovedì 22 novembre 2007

Come utilizzare un libro - seconda puntata.


Bene. Visto l'eccezionale successo riscosso dalla prima puntata, eccoci subito arrivati alla seconda. In questa umida e fredda serata invernale, niente di meglio che scaldarsi davanti a un bel focherello. Purtroppo la carta è finita, ma mi viene in soccorso il buon Mauro Corona, l'ineffabile uomo di legno. Il suo libro "Gocce di Resina" sembra quasi fatto apposta per innescare la fiamma salvatrice. Grazie Mauro!

martedì 20 novembre 2007

Come utilizzare un libro - prima puntata.

Bene. Con il presente inauguro una serie di post dedicata ai possibili usi dei libri. Ogni libro ha l'uso che si merita, ovviamente. Comincio con "Tre metri sopra il cielo", dello scrittore Federico Moccia. L'uso più opportuno di questo scritto mi sembra quello di reggere una gamba di un vecchissimo tavolo da lavoro che ho in garage. La gamba era più corta delle altre, ma adesso non balla più.

Non mi ringraziare, caro Federico Moccia. Lo ho fatto volentieri. Adesso il libro che hai scritto serve a qualcosa. Volevo buttarlo nel pattume, ma per rispetto nei confronti del pattume mi sono trattenuto.

lunedì 19 novembre 2007

Individuato il prossimo libro da leggere.

Bene. Dopo attenta riflessione ho scelto il prossimo libro da leggere. Voglio rimanere su scrittori nostrani e contemporanei, possibilmente non di fama eccelsa. Quindi la mia attenzione è caduta su "Vukovlad. Il signore dei lupi", dello scrittore Paolo Maurensig. La storia, a metà strada tra il fantasy e l'horror, mi intriga. In giro se ne parla benino. Vedremo. Speriamo bene.

domenica 18 novembre 2007

E adesso?!

Bene. O forse dovrei dire male. Terminata la lettura dell' "Elenco telefonico di Atlantide" dello scrittore friulano Tullio Avoledo, scritta la sua recensione, rimane da decidere quale sarà la prossima lettura. Ho già alcune idee. Visti però i pacchi presi da quando ho aperto questo blog, credo proprio che mi prenderò un paio di giorni per ponderare la scelta.

sabato 17 novembre 2007

Recensione del libro "L'elenco telefonico di Atlantide", di Tullio Avoledo.

Che dire. Lo scrittore friulano Tullio Avoledo mi ha molto deluso. Secondo me siamo a un livello superiore rispetto al vuoto pneumatico di Federico Moccia e ai pietosi raccontini di Mauro Corona. Ma non ho vista niente dell'aura di genialità che molta critica ha dipinto attorno a questo autore. Anzi. La prima cosa da dire è che il libro NON ha una struttura omogenea. Pare quasi che sia stato scritto da diverse persone. Cominciamo dallo stile. Le prime duecento pagine sono molto pesanti, con una scrittura ricercata, quasi barocca, gonfia di citazioni di ogni tipo. A mano a mano che la storia si sviluppa la scrittura diventa più leggera, alle volte godibile. Sembrerebbe quasi che la prima parte sia stata abbondantemente rimaneggiata dall'editor per supplire con la forma ciò che manca nella sostanza. La prima parte del libro è infatti abbastanza "piatta" dal punto di vista dello sviluppo della storia, quasi banale. Avoledo cerca di renderla interessante con dei dialoghi e delle situazioni che vorrebbero essere divertenti, ma non mi sembra abbia raggiunto lo scopo. Poi la storia cambia piega. Non c'è più solo un bancario con problemi familiari e una ristrutturazione aziendale che minaccia il suo posto di lavoro. Emergono lentamente elementi inquietanti, in un sincretico intreccio di società segrete, hackers, entità soprannaturali, universi paralleli e quant'altro. Di per sé tutto questo è abbastanza interessante, il problema è che tutti questi elementi non giungono MAI a formare un quadro d'insieme comprensibile. Avoledo cerca di uscire dal vicolo cieco in cui si è inserito con un finale assurdo, che non dico per non rovinare tutto a chi volesse leggere il libro. Secondo me è proprio il finale a dare il colpo di grazia a questo libro. Alla fine rimane una storia confusa, oserei dire quasi raffazzonata, che lungi dall'essere un "nuovo" stile è in realtà un guazzabuglio indecifrabile, quasi risibile. Il fatto che alla fine Avoledo dedichi due intere facciate di ringraziamenti a chi lo ha aiutato, se da un lato fa onore alla sua onestà intellettuale, dall'altro rende l'idea di cosa è probabile sia successo. Un overdose di editing. Troppe mani hanno lavorato su questo libro. Comunque resta il fatto che secondo me il buon Avoledo si è divertito parecchio nello scrivere. Il protagonista, Giulio Rovedo, è evidentemente un'immagine autobiografica dello stesso Avoledo. Anche lui bancario, anche lui in contatto con molti scrittori internazionali...
Peccato. Alcune idee che avuto Avoledo erano ottime. Altre meno. Purtroppo ha fallito completamente nel tentativo di metterle insieme. Comunque onore al merito. Almeno ha provato a fare qualcosa di diverso nella sua vita.

venerdì 16 novembre 2007

Lettera aperta agli spammers e troll di questo blog.

Grazie di cuore, amici! Grazie agli Amici di Mauro Corona, grazie ai "veri" amici di Mauro, grazie al vero Celto, e un caldo benvenuto anche all'ultimo arrivato, l'Imparziale. Siete magnifici. E pensare che accarezzavo l'idea di moderare i commenti di questo blog! Continuate così: quando arrivo a casa la sera, stanco dopo una giornata di lavoro, leggere le vostre cazzate da competizione è meglio di guardare Zelig! Continuate così!

giovedì 15 novembre 2007

Mauro Corona vs Tullio Avoledo.

Anche questa sera ho miseramente fallito nel tentativo di fare la recensione del libro "L'elenco telefonico di Atlantide", dello scrittore friulano Tullio Avoledo. Mi sono piantato nel tentativo di classificare il genere di questo romanzo. Fantascienza, fantasy, o che altro?! Bho! Comunque una cosa è certa: il buon Tullio almeno ha provato a scrivere una storia di 500 pagine. Cercando una difficile commistione tra vari generi. Ci ha provato. Almeno si è divertito. Il buon Mauro, invece, si è limitato a scrivere una serie di raccontini (la maggior parte dei suoi libri sono proprio questo: una serie di raccontini), descrivendo il suo mondo natale. O presunto tale. Fermo restando il rispetto dovuto a quanto successo nel Vajont, il mondo descritto da Mauro Corona è una ben triste realtà. Almeno Tullio Avoledo ha cercato di riscattarsi con la fantasia. Onore al merito.

mercoledì 14 novembre 2007

Serata fiacca.

Stasera sono tornato tardi dal lavoro. Stanco morto. Mi sono rinfrancato leggendo i deliri che gli amici di Mauro Corona e il vero celto (?!) hanno scritto a commento dei post precedenti. Ormai siamo alle comiche, ho sbaccanato per mezz'ora, con le lacrime agli occhi. E io che volevo anche cancellare i loro post!! Scrivete, scrivete pure, poveri pagliacci. Le vostre cazzate pazzesche mi rinfrancano il cuore. Comunque di scrivere la recensione del libro "L'elenco telefonico di Atlantide" non se ne parla. Cena e nanna.

martedì 13 novembre 2007

Lettura finita.

Stasera ho terminato di leggere "L'elenco telefonico di Atlantide", dello scrittore friulano Tullio Avoledo. Il finale è devastante. Mamma mia. Non ho parole. Al pensiero di dover scrivere una recensione di questo libro - perché la DEVO scrivere, visto che questo è lo scopo del blog - mi viene male. Va beh, dormiamoci sopra, che è meglio.

lunedì 12 novembre 2007

A proposito di Celti...

La lettura del libro "L'elenco telefonico di Atlantide" dello scrittore friulano Tullio Avoledo continua. In una scena compare l'assessore alla cultura celtica, tal Mondonico, accompagnato dal suo segretario Santanataro. Questi due contendono ad inviati della Curia lo sfruttamento di una (presunta) fonte miracolosa. La competizione per il monopolio della verità tra le due fazioni è abbastanza piacevole e Avoledo mi sembra si diverta a prendere per i fondelli entrambe le fazioni. Tra l'altro sono da notare i cognomi non proprio settentrionali dei due difensori della tradizione celtica.
Resta il fatto che mancano poche pagine per terminare il libro e ancora non si capisce dove voglia andare a parare la storia nel suo insieme. A meno di non trovare un finale incredibile, capace di coagulare in un quadro coerente il tutto, di questo libro rimane un collage incoerente di idee (alcune delle quali però buone) messe insieme col badile. Mah.

domenica 11 novembre 2007

Tullio Avoledo: belle idee, uno stile discutibile.

Ieri ho letto un'altro un altro centinaio di pagine del libro "L'elenco telefonico di Atlantide", dello scrittore friulano Tullio Avoledo. La lettura è stata rapida e piacevole, lo stile barocco che l'autore usava (o che gli hanno fatto usare) nella prima parte del libro si è molto attenuato, inoltre si comincia a capire qualcosa della storia. Un curioso sincretismo tra religioni orientali, oscure organizzazioni criminali, universi paralleli e banalità quotidiane. Interessante. Tullio Avoledo secondo me si è divertito a scrivere questo libro. Almeno nella sua stesura originale. Probabilmente è stato poi l'editor ad appesantire inutilmente il romanzo aggiungendo troppi ammennicoli, inseguendo un'autolesionistica originalità dello stile. Peccato.

sabato 10 novembre 2007

Pensierino del giorno.

In un commento a un post precedente un utente anonimo mi ha consigliato di ripulire il blog dalla spazzatura postata dai fantomatici amici di Mauro Corona e altri poveri cialtroni che spammano e trolleggiano su questo sito. Ringrazio per il suggerimento, ma mi sembra che censurare un blog sia un po' una contraddizione in termini. Almeno per il momento.
In questi giorni sono stato molto impegnato, ma spero nel weekend di riuscire a finire la lettura del libro "L'elenco telefonico di Atlandide" dello scrittore friulano Tullio Avoledo.

mercoledì 7 novembre 2007

Lettera aperta ai fantomatici amici di Mauro Corona.

Cari fantomatici amici di Mauro Corona, dovete finirla di spammare e trolleggiare sul mio blog. Mi avete francamente fracassato i maroni. A me lo scrittore Mauro Corona non piace. E' vero, di lui ho letto solo "Gocce di Resina", ma mi è bastato. Almeno per il momento. Lo trovo uno scrittore altamente mediocre, sia nella forma che nei contenuti. Certo, per quanto riguarda i contenuti è secondo me forse sopra Federico Moccia, che scrive puro pattume, ma le sue storielle a me non dicono molto. In più descrivono un mondo secondo me triste e squallido. Mauro Corona è uno scrittore friulano. A me questo scrittore non piace, ma questo non significa nel modo più assoluto che io disprezzi la sua terra e i suoi valori, ci mancherebbe altro. Ma poi, quali sarebbero questi grandi valori che io calpesterei esprimendo opinioni personali sul modo di scrivere di uno scrittore?!?! E poi tutte quelle palle sui miei presunti amici no global e neopagani, ma con cosa vi drogate?!?! Insomma, smettetela di scrivere cazzate spaziali sul mio blog e vedete di andare a farvi un giro altrove. Mi avete a tal punto rotto i coglioni che adesso per un paio di giorni non posterò. Nel frattempo spero di riuscire a finire di leggere "L'elenco telefonico di Atlandide", dello scrittore Tullio Avoledo.

martedì 6 novembre 2007

Tullio Avoledo, guarda che gli uccelli non partoriscono.

Cito letteralmente pag 87 dell'edizione Einaudi Tascabili dell' "Elenco telefonico di Atlantide":

-Quell'uccello cos'è?- Domanda Nat più tardi, indicando fuori dalla finestra del salotto.
-Quale?
-Quello sul pino dell'americano
-E' un merlo maschio
-Cos'ha in bocca? Un rametto?
-Sì. Sta costruendo il nido. Probabilmente la sua compagna sta per partorire.
-Ed è il maschio che le prepara il nido

Ricordo che gli uccelli nascono dalle uova. Sono invece i mammiferi che partoriscono.

domenica 4 novembre 2007

Tullio Avoledo, un modo di scrivere veramente molto strano.

Oggi ho continuato la lettura del libro "L'elenco telefonico di Atlandide" dello scrittore friulano Tullio Avoledo. Ormai ho superato un terzo delle pagine (circa 200 su 500 totali), tuttavia la storia complessiva stenta a prendere forma. Si comincia a capire che dietro al gruppo finanziario che sta organizzando la fusione bancaria c'è una non meglio precisata organizzazione criminale. O forse una setta. Tuttavia il quadro complessivo non è affatto chiaro. Sempre più chiaro è invece lo stile dell'autore, molto arzigogolato e ricercato nei minimi dettagli. Tuttavia mi rendo conto che non è facile per chi legge questo post capire il mio pensiero. Ho quindi deciso di citare direttamente Tullio Avoledo, copiando una frase secondo me significativa (dal punto di vista stilistico) del primo capitolo. Chi fosse interessato può andare sul sito Sironi Editore, dove è possibile scaricare un file in formato pdf contenente l'intero primo capitolo. Ecco la citazione :

"L'occhio destro dell'architetto è aperto su una venatura del marmo che ricalca esattamente il corso del Rio delle Amazzoni, con tutti gli affluenti di destra e di sinistra (Ucayali, Urujà, Purùs, Madeira, Tapajòs, Xingu, Maragnon, Japurà, Rio Negro): da ragazzino Fabrici lo conosceva a memoria come le formazioni storiche del Grande Torino."

Chiedo scusa per gli errori fatti nello scrivere i nomi degli affluenti del Rio delle Amazzoni, ma non so come inserire i caratteri speciali con questa piattaforma per blog. Comunque credo di avere reso l'idea. Sono colpito per la conoscenza della geografia di Tullio Avoledo, ma non so quanti di voi, guardando una lastra di marmo, pensino agli affluenti di un fiume, citandoli poi tutti. A me non è mai successo, neanche quando ero ubriaco disfatto.
Un altra caratteristica che mi ha colpito dello scrittore Tullio Avoledo è che cita continuamente canzoni, artisti e marche di vario tipo, ricordandomi per questo aspetto Federico Moccia. Per l'amor di Dio, questo è un'altro livello, Federico Moccia secondo me scrive puro pattume, però devo ammettere che mi è subito venuto in mente. Chiedo comunque scusa a Avoledo per averlo paragonato a Moccia. Mi rendo conto che questo accostamento per uno scrittore potrebbe anche essere considerato un insulto. Lungi da me questa idea. Si tratta semplicemente di una mia associazione mentale.
Spero nelle prossime pagine di riuscire a entrare nel vivo della storia, e che tutti i tasselli del mosaico comincino a dare un'idea della figura completa.

sabato 3 novembre 2007

Tullio Avoledo, uno strano modo di scrivere.

Oggi ho trovato finalmente il tempo di cominciare a leggere il libro "L'elenco telefonico di Atlandie", dello scrittore friulano Tullio Avoledo. Ho l'edizione Einaudi tascabile del 2003, non essendo riuscito a trovare la Sironi. Comunque questi sono dettagli. Il protagonista è Giulio Rovedo, responsabile dell'ufficio legale di un piccolo istituto di credito che viene assorbito da un colosso finanziario. Difficile non riconoscere un riferimento autobiografico, visto che Tullio Avoledo come noto lavora in un ufficio legale di una banca. Fin qua tutto bene. Il libro alterna la terza con la prima persona. Quello che non mi torna molto è lo stile dello scrittore, descrittivo, cesellato e stracolmo di citazioni e riferimenti vari. Fin anche troppo. E' un continuo elencare di marche, artisti, canzoni e quant'altro. Tutte queste citazioni mi distraggono dalla storia stessa. Ad esempio a un certo punto il protagonista parla di un videogioco, Close Combat 3. Un gioco di carri armati ambientato nella Seconda Guerra Mondiale. Il protagonista sceglie la seconda battaglia di Kursk e si gode le esplosioni dei carri Konigstiger colti di sorpresa. Ora, questo non è possibile. Perchè i carri Konigstiger comparvero per la prima volta sul fronte nel giugno del 1944, mentre la battaglia di Kursk è del luglio del 1943. Ad essa parteciparono, con risultati eccezionali, un piccolo gruppo dei leggendari carri Tiger, che fecero un'autentico massacro di carri russi, senza però riuscire a cambiare le sorti della battaglia, che segnò la fine dell'iniziativa tedesca sul fronte orientale. Tuttavia i carri Tiger NON sono i carri Konigstiger. Sono tutt'altra cosa. E chi se ne frega, direte voi. A me invece frega moltissimo. Se uno proprio divertirsi a fare citazioni ricercatissime, almeno le verifichi bene. Non bastava forse dire "carro armato"?! E no, Avoledo vuole anche specificare il modello. Va bene, almeno però verifica la congruità di quello che scrivi, caro Tullio. Non si sa mai che il libro venga letto da qualcuno che ne sa più di te. Altrimenti rimane il sospetto che gli arzigogoli barocchi abbiano l'unico scopo di sopperire a qualche altra mancanza. Tra l'altro il protagonista si lamenta che il gioco Close Combat finisce sempre con la sconfitta della Germania e quindi segnala via email il difetto alla Microsoft. A me risultava che la varie versioni di Close Combat siano state prodotte da Atomic Games e da Destineer Games. Mah. Le mie saranno solo seghe mentali, ma le citazioni o si fanno bene o non si fanno. Altrimenti servono solo a distrarre dal racconto. In ogni caso lo stile di Avoledo è veramente strano. Descrittivo fino alla nausea, stracolmo di citazioni e ricercato maniacalmente nella correttezza dei termini. In questo turbinio lessicale la storia si perde, stenta a prendere forma. Vedremo.

venerdì 2 novembre 2007

Halloween.

Bene. Non vorrei alimentare in questo post le assurde polemiche con i fantomatici amici di Mauro Corona, che continuano a perseguitarmi con i loro deliranti commenti. Poveracci. Forse nella festa di Ognissanti a Erto non si vende più vino e quindi il delirium tremens che caratterizza l'èlite culturale arroccatasi a difesa del Grande Maestro Mauro Corona disattiva gli ultimi neuroni rimasti a loro disposizione. Ringrazio comunque di cuore il prins, blogger che ho avuto il piacere di incontrare nel web, e bloggerforever, che per quanto anonimo condivide con il prins una visione del mondo basata sul reciproco rispetto e sulla netiquette. Grazie amici. Grazie di cuore. Tornando all'argomento di questo post, anche questo anno è partita la solita sterile polemica circa la presunta assurdità di festeggiare Halloween, presentata come festa pagana in contrapposizione alle tradizioni cristiane. Un primo commento che mi viene spontaneo è che questi non sono problemi reali. Chi vuole onorare i propri defunti seguendo il rito cattolico lo faccia. Chi invece vuole vuole portare i propri bambini in maschera lo faccia ugualmente. Sarebbero forse questi i problemi reali che affliggono la nostra società?! Robe da pazzi. Comunque mi sembra opportuno ricordare che è stato il rito cristiano a sovrapporsi a quello celtico (presentato come pagano dalla Chiesa Cattolica, ovviamente), e non viceversa. Quindi a differenza di quanto viene millantato dalla gerarchia ecclesiastica è il rito celtico quello originale, mentre il rito cristiano si è solo sovrapposto successivamente. Questo per amore di verità storica. In fatti nell'835 d.c. papa Gregorio Magno, nel vano tentativo di fare perdere importanza ai riti celtici legati a Samhain, spostò la festa di Ognissanti, dedicata a tutti i santi del paradiso, dal 13 maggio al 1° novembre. Questo provvedimento risultò inefficace, quindi la Chiesa decise, nel 10° secolo d.c., di creare una seconda festa: il giorno dei morti, il 2 novembre. Ho semplificato molto, ma credo questa non sia la sede adatta per pubblicare un trattato in merito. La Chiesa Cattolica può liberamente ululare ai quattro venti quello che meglio crede, sta di fatto che se di radici dell'Europa si vuole parlare, allora guardiamo ai riti celtici, sicuramente non a quelli cristiani che sono stati imposti con i roghi dell'inquisizione nei secoli successivi. Guarda caso sovrapponendosi nelle date a quelli celtici. Comunque mi chiedo nuovamente: ma dove sta il problema?!?! Siamo o non siamo uno stato laico e non confessionale?! Chi vuole festeggiare Halloween lo faccia, chi vuole onorare i riti cristiani lo faccia egualmente. Ma chi se ne frega.

giovedì 1 novembre 2007

Daniele Luttazzi, che fine hai fatto?!

Stasera sono andato a sbirciare sul sito di Daniele Luttazzi, comico che stimo tantissimo e che è misteriosamente sparito da media "ufficiali". Ricordo ancora le polemiche quando Berlusconi fece epurazioni sommarie di giornalisti e presentatori sui canali televisivi della RAI, provocando una giusta reazione da parte del centrosinistra, ai quei tempi all'opposizione. Ora il centrosinistra è al governo, Berlusconi è all'opposizione, molti di quelli messi all'indice dall'Illuminato di Arcore sono ritornati in pompa magna sul piccolo schermo. Daniele Luttazzi no. Cosa quanto mai curiosa. La prima considerazione che mi viene in mente è che forse è un personaggio scomodo, in quanto dotato di un cervello di primo ordine, di un estro artistico geniale e soprattutto di una grande autonomia e indipendenza intellettuale. Qualità rare, visti i tempi che corrono. Non è mia intenzione fare un'apologia di Luttazzi, comunque è evidente che qualcosa sotto c'è. Tra l'altro è una delle poche voci presenti nella blogosfera che faccia una critica seria e costruttiva a Beppe Grillo. Tuttavia il suo pensiero è articolato e per molti versi condivisibile, lontano anni luce dalla cagnara multimediale che ruota intorno al comico genovese. Che comunque rimane un grande (secondo me), se non altro per il merito di mettere in luce il livello di coma profondo in cui sta irreversibilmente scivolando il nostro sistema paese. Il blog di Beppe Grillo è per me un canale privilegiato di informazione alternativa nel web. Parlo di web perché non guardo più la televisione da anni. Ormai l'informazione "ufficiale" ha raggiunto un tale livello di assenza di contenuti e cialtronaggine da fare veramente schifo. Questo fatto è innegabile e si inserisce in un quadro generale di disfacimento delle istituzioni, giustamente evidenziato dal comico genovese. Anche se le soluzioni da lui proposte sono secondo me discutibili. In effetti il problema dei parlamentari condannati è sì grave, ma non è certo impedire a chi è stato condannato penalmente di accedere alla politica il rimedio taumaturgico in grado di salvare il paese, ormai allo sfascio. Né tanto meno inventare un bollino di garanzia per i nuovi eletti. La situazione del nostro paese è ormai troppo degenerata, gli slogan non servono a molto e sono necessarie soluzioni complesse e ragionate. A tal riguardo cito letteralmente un post di Daniele Luttazzi che mi sento di condividere pienamente:

"L'illusione alimentata da Grillo è che una legge possa risolvere la pochezza umana. Questa è demagogia."

Grande Luttazzi. Un problema che mi sembra sia stato ignorato da Grillo e che invece a mio modesto parere è centrale per il recupero della Democrazia in Italia è che i partiti decidono le liste dei candidati, e che i cittadini possono scegliere solo i partiti da votare, non le persone. Anche in questo caso quando Berlusconi nella legislatura passata fece questa assurda e immorale legge elettorale, il centrosinistra si stracciò le vesti. Adesso tutto tace. Adesso che sono al potere quelli del centrosinistra questa legge elettorale non è più immorale. Chissà come mai...