lunedì 30 giugno 2008

La nuova lettura.

Ho comprato il libro "Slow Man", di J. M. Coetzee, scrittore sudafricano che ha vinto il premio Nobel per la letteratura nel 2003. Insomma qualcosa di molto più impegnato rispetto all'ultima lettura, il divertente "La famiglia Spellman", di Lisa Lutz.

domenica 29 giugno 2008

Recensione del libro "La famiglia Spellman", di Lisa Lutz.


La protagonista del libro, Isabel Spellman, è una trentenne che vive ancora in famiglia. Una famiglia molto particolare, quella degli Spellman, in quanto tutti i suoi membri vengono in qualche modo coinvolti nel particolare lavoro dei genitori: un'agenzia privata di investigazioni. Questo fatto sconvolge tutti i normali equilibri, visto che in pratica tutti i membri si spiano e pedinano reciprocamente, determinando una serie di situazioni grottesche e molto divertenti. E' soprattutto Isabel a venire continuamente controllata, visti i suoi trascorsi non proprio cristallini e la sua movimentata vita sentimentale, continuamente monitorata dalla madre (e non solo). La mania dei pedinamenti, dei sotterfugi e delle segrete investigazioni finisce comunque per complicare inutilmente la vita di tutta la famiglia, che subisce periodiche crisi fino ad arrivare alla scomparsa di Rae, l'irrequieta figlia minore in piena crisi adolescenziale. Questo fatto si somma alle periodiche sparizioni dello zio Ray (impenitente puttaniere, alcolista e giocatore d'azzardo) e alla ormai irreversibile crisi del rapporto di Isabel con il suo ultimo ragazzo.
Insomma un libro originale e molto divertente, ottimo per una lettura di puro svago, scritto interamente in prima persona, fornendo quindi al lettore il punto di vista della protagonista, Isabel Spellman. L'intreccio della storia è molto accattivante, in quanto si fondono insieme le disavventure sentimentali di Isabel, le investigazioni dell'agenzia Spellman e tutte le problematiche della famiglia, animate da personaggi come minimo imprevedibili. Un cocktail veramente godibile, una scrittrice da tenere d'occhio, visto che questo è il suo primo libro, uscito in America nel 2007 e in Italia quest'anno.

lunedì 23 giugno 2008

Prime impressioni.

In questo tranquillo weekend ho letto un centinaio di pagine del libro "La famiglia Spellman", della scrittrice Lisa Lutz. Una lettura piacevole e divertente, per il momento. La protagonista, Isabel Spellman, è una ragazza trentenne che lavora nell'agenzia investigativa di famiglia. Il libro al momento si presenta come la storia della vita dei suoi componenti, che condividono le deformazioni professionali degli investigatori privati, con tutte le situazioni divertenti che ne derivano. Il libro promette bene, spero che il proseguo sia all'altezza.

sabato 21 giugno 2008

Il prossimo libro.

Dopo la lettura impegnata di "Arancia Meccanica", mi rilasserò con il libro "La famiglia Spellman", della giovane scrittrice Lisa Lutz. Una lettura - spero - spensierata e divertente. Il libro è uscito in Italia nel 2008. Vediamo un pò...

venerdì 20 giugno 2008

Recensione del libro "Arancia Meccanica", di Anthony Burgess.


Il giovane Alex - protagonista del libro - è il capo di una piccola banda di quattro teppisti scatenati, dediti - durante la notte - a furibonde azioni di ultraviolenza ai danni dei poveri malcapitati che passano sul loro cammino. Il libro è scritto in prima persona, il lettore si trova a vivere le tragiche esperienze dal punto di vista del giovane protagonista, del quale può leggere le azioni e i pensieri nel suo particolare slang - il Nasdat - inventato di sana pianta dall'autore. Alex è la personificazione stessa del male, in quanto dichiaratamente gode delle sue azioni malvagie e depravate, senza mai porsi il minimo problema di giustificare il proprio mostruoso comportamento. Al contrario, egli si presenta come una vittima della società in cui vive - una non molto ben definita istopia ambientata in un futuro (speriamo) improbabile. Tuttavia dopo avere massacrato una vecchietta inerme viene catturato dai poliziotti e sbattuto a marcire in un'orrenda prigione. Qui la sua natura intrinsecamente malvagia lo porta a ruffianarsi il cappellano, nella speranza di potere guadagnare la libertà per tornare alla sua vita di furti, pestaggi e stupri innominabili. Gli viene proposta come facile via di fuga dalla galera il famigerato "trattamento Ludovico", un abominevole trattamento di condizionamento psicologico in seguito al quale il suo subconscio rifiuta ogni comportamento violento, al quale associa una sensazione di insopportabile malessere fisico. In altre parole, Alex VUOLE fare il male, ma non può - suo malgrado - metterlo in pratica. Rimesso in libertà, si ritrova a vivere in un mondo malato, dove i suoi ex compagni di teppismo sono stati assunti dalla polizia e dove i suoi familiari lo rifiutano. Pestato dalla polizia, rifiutato dalla sua stessa famiglia e strumentalizzato da loschi figuri (caricatura dell'estrema sinistra), Alex, che soffre atrocemente per la sua condizione, decide di farla finita, gettandosi dalla finestra. Tuttavia sopravvive all'esperienza, venendo strumentalizzato dalla stessa classe politica che lo aveva usato come cavia per il "trattamento Ludovico" (satira dell'estrema destra), venendo quindi reinserito a viva forza nella società, dove torna a delinquere pur essendo foraggiato lautamente dal sistema. Tuttavia Alex sente il bisogno di allontanarsi dalla sua vita da teppista, mettendosi alla ricerca di una compagna per "sistemarsi", non soddisfare una propria necessità etica, ma per semplice accettazione di suoi meccanismi fisiologici .
Un libro molto complesso, scritto dall'autore per meditare sul concetto di libertà dell'individuo, e sui metodi che la società civile può/deve usare per stabilire un'ordine al suo interno. Dal mio punto di vista devo dire che è molto facile prendere le parti di Alex, piuttosto che della società, che alla fine risulta essere molto più depravata e senza ideali degli stessi teppisti dai quali si deve difendere. Mi sembra veramente mostruosa la visione che Alex ha della propria vita alla fine del libro, quando egli decide di abbandonare la sua nuova banda per "mettere su famiglia", rispondendo a mere esigenze biologiche sue, pur sapendo che tale scelta non risponde ad alcuna necessità morale o etica, ma a una semplice conformazione a modelli a lui - tutto sommato - esterni. Insomma una visione del mondo totalmente negativa. Burgess, in un'appendice finale del libro, dichiara che il libro "Arancia Meccanica" doveva essere

"una sorta di manifesto, addirittura una predica sull'importanza di potere scegliere."

Fermo restando che sono completamente d'accordo con le intenzioni dichiarate dell'autore, devo dire che dal mio punto di vista questo libro è una critica feroce nei confronti di TUTTA la società occidentale, a partire da quello che dovrebbe essere il suo caposaldo fondamentale, cioè la famiglia, descritta da Burgess come un vuoto contenitore senz'anima, anzi, una fabbrica di risibile ipocrisia. Burgess si è divertito, usando il potente strumento della satira, a smontare pezzo per pezzo tutto il nostro mondo, cominciando dal concetto stesso di democrazia, ponendo al lettore domande fondamentali dalle quali si è tuttavia guardato bene di fornire risposte. E lo apprezzo per questo.
Gran bel libro, devo dire, pienamente all'altezza del film omonimo realizzato da quel genio del cinema che risponde al nome di Stanley Kubrick.

giovedì 19 giugno 2008

Un drammatico dilemma.

Continua l'interessante lettura del libro "Arancia Meccanica", di Anthony Burgess. Alex, il giovane teppista protagonista del libro, viene alla fine catturato dopo avere massacrato una vecchietta inerme, e sbattuto in galera. Qui gli viene proposta la "tecnica Ludovico", un inumano procedimento che costringe l'individuo a scegliere il bene, grazie a tecniche di condizionamento psichico che nella mente del condannato associano alle azioni negative un insopportabile malessere fisico che costringe il delinquente - suo malgrado - a mantenere comportamenti "buoni". Riporto il pensiero in merito a questa tecnica del cappellano del carcere, che si pone il problema della moralità di questa tecnica. Come si vede, non è scritto in slang Nasdat perché non sono parole pronunciate da Alex, né suoi pensieri.

"... La bontà viene da dentro, 6655321. La bontà è qualcosa che si sceglie. Quando un uomo non può scegliere, cessa di essere un uomo.
...
So che passerò delle notti insonni per questo. Che cos'è che Dio vuole? Dio vuole il bene o la scelta del bene? Un uomo che sceglie il male è forse in qualche modo migliore di un uomo al quale è stato imposto il bene? Sono questioni profonde e difficili, piccolo 6655321. ..."

Notare come il cappellano si rivolga ad Alex chiamandolo con il suo numero di matricola, analogamente a quanto succedeva nei lager nazisti. Comunque questo è il tema centrale del libro: il valore fondamentale della possibilità di scegliere, per un individuo, tra il bene e il male.

mercoledì 18 giugno 2008

Il Nasdat.

Ho cominciato a leggere il libro "Arancia Meccanica", di Anthony Burgess. Il libro narra le tragiche esperienze vissute (da vittima e da carnefice) da Alex, un ragazzo che vive in una alienata società del futuro e che si nutre di ultraviolenza. Capo di un gruppo di quattro adolescenti, divide la sua vita tra le disumane violenze gratuite perpetrate durante la notte e un un tranquillo tran tran da figlio di una famiglia-bene durante il giorno. Il libro è scritto tutto in prima persona, utilizzando un curioso slang - denominato "Nasdat" - che è stato inventato dall'autore. Il protagonista, Alex, di fatto incarna il male allo stato puro: egli gode a pestare, torturare e stuprare, ammettendo questa sua condizione e senza accampare la minima giustificazione morale. Anzi. Di fatto si pone nei confronti del lettore come una povera vittima del sistema sociale in cui vive. Posto un brano dove si può apprezzare il pensiero di Alex in merito al male e il linguaggio utilizzato da Anthony Burgess:

"Ma, fratelli, questo mordersi le unghie dei piedi su qual'è la causa della cattiveria mi fa solo venire voglia di gufare. Non si chiedono mica qual'è la causa della bontà, e allora perché il contrario? Se i martini sono buoni è perché così gli piace, e io non interferirei mai con i loro gusti, e così dovrebbe essere per l'altra parte. E io patrocinavo l'altra parte. In più, la cattiveria viene dall'io, dal te o dal me e da quel che siamo, e quel che siamo è stato fatto dal vecchio Zio o Dio ed è il suo grande orgoglio e consolazione. Ma i non-io non vogliono avere il male, e cioè quelli del governo e i giudici e le scuole non possono ammettere il male perché ammettere l'io. E la nostra storia moderna, fratelli, non è la storia di piccoli io coraggiosi che combattono queste grandi macchine? Parlo sul serio, fratelli, quando dico questo. Ma quello che faccio lo faccio perché mi piace farlo."

lunedì 16 giugno 2008

Arancia meccanica.

Oggi sono andato in libreria e ho notato su uno scaffale il libro "Arancia Meccanica", di Anthony Burgess, dal quale è stato tratto l'omonimo film di Stanley Kubrick. L'ho comprato all'istante. Una cosa che mi ha sempre affascinato è la comparazione tra un film e il libro dal quale è stato tratto. In genere si dice che il libro è meglio del film, ma in questo caso si tratta di una lotta tra titani...

domenica 15 giugno 2008

Recensione del libro "La fattoria del diavolo", di Andrea Maria Schenkel.

In una piccola comunità agricola tedesca nel primo dopoguerra avviene un terribile fatto delittuoso: in una isolata fattoria tutti i membri di una famiglia (e la loro serva) vengono orrendamente massacrati a colpi di piccone. Il libro è scritto come il resoconto di un vecchio abitante del villaggio che torna nel suo paese natio per raccogliere le testimonianze dei suoi compaesani sull'episodio di cronaca nera, da lui appreso leggendo un giornale. I resoconti dei vari personaggi, scritti in prima persona e dal taglio decisamente giornalistico, sono intervallati da brani in terza persona in cui il lettore può immergersi nella descrizione - centellinata - di quanto veramente accadde nella fattoria. L'autrice crea abilmente delle false piste per cui fino alla fine non si capisce chi è l'assassino, che in realtà è un'insospettabile della piccola comunità. Il quadro che viene fatto dell'ambiente di campagna non è certo idilliaco. Gli abitanti vengono mediamente descritti come persone che, sotto l'apparenza di una vita tranquilla, bigotta e perbenista, in realtà vivono in un mondo fatto di solitudine, grettezza, frustrazioni e disperazione. Il libro è brevissimo, si può tranquillamente leggere in un'oretta scarsa. Infatti è lungo solo 147 pagine, ma siccome è suddiviso in una marea di capitoletti, intervallati tra l'altro da una litania di preghiere che invocano il perdono di Dio, lo scritto è veramente poco. Che dire. Una libro che si fa leggere, nulla di più, certo che non capisco come un romanzo giallo di questo tipo - senza infamia nè lode - possa diventare un best-seller internazionale. Misteri del marketing? Non lo so...

sabato 14 giugno 2008

Una settimana da dimenticare.

Ho avuto una settimana veramente da dimenticare. Voglio che il suo ricordo si perda nell'oblio. Non avuto neanche il tempo di continuare la lettuta del libro che stavo leggendo. Mi sa che mi conviene riprenderla da zero...

domenica 8 giugno 2008

Più che un giallo un resoconto giornalistico.

Questo weekend ho avuto (purtroppo) poco tempo per leggere. Ho comunque cominciato il romanzo giallo "La fattoria del diavolo", libro d'esordio della scrittrice Andrea Maria Schenkel. E' suddiviso in una fredda sequenza di resoconti di alcune persone, ambientato di un villaggio tedesco subito dopo la guerra (non ho capito al momento se la prima o la seconda guerra mondiale). Finora non è morto nessuno. I resoconti sono molto asciutti, quasi di stampo giornalistico, senza nessuna descrizione dei personaggi. Mah.

giovedì 5 giugno 2008

La fattoria del diavolo.

Oggi ho comprato il libro "La fattoria del diavolo", libro d'esordio della scrittrice tedesca Andrea Maria Schenkel, pubblicato nel 2006. Un romanzo giallo che ha venduto 700000 copie solo in Germania, e che è già stato tradotto in una decina di lingue. Sono molto curioso.

martedì 3 giugno 2008

Recensione del libro "Se questo è un uomo", di Primo Levi.


C'è poco da recensire. Ho letto questo libro per colmare una mia lacuna culturale. Pubblicato nel 1947, arricchito successivamente da un'interessantissima appendice scritta dall'autore nel 1976, vuole essere una testimonianza sulla mostruosa realtà dei Lager nazisti. Senza mai calcare la mano nella descrizione del sistematico annientamento, mentale e morale prima che fisico, dei prigionieri dei campi di sterminio mazisti, Primo Levi ha lasciato un grave monito all'umanità: dobbiamo rimanere sempre vigili, affinchè certe mostruosità non accadano più. Un libro imperdibile, che per la sua natura non ha molto senso (secondo me) valutare da un punto di vista meramente letterario o stilistico.

Come sono pututi accadere simili orrori??

Oggi ho terminato la lettura del libro "Se questo è un uomo", di Primo Levi. Come noto si tratta del resoconto delle atroci esperienze vissute in prima persona nei Lager nazisti dallo stesso autore. Il suo scopo dichiarato era quello di lasciare una testimonianza, un ricordo, un'epigrafe delle atrocità naziste, amonito per i posteri. Rimane senza risposta razionale la domanda su come simili orrori siano potuti accadere. Lascio parlare l'autore:

"... I personaggi di queste pagine non sono uomini. La loro umanità è sepolta, o essi stessi l'hanno sepolta, sotto l'offesa subita o inflitta altrui. Le SS malvagie e stolide, i Kapos, i politici, i criminali, i prominenti grandi e piccoli, fino agli Haftlinge indifferenziati e schiavi, tutti i gradini della insana gerarchia voluta dai tedeschi, sono paradossalmente accomunati in una unitaria desolazione."

"... I Lager nazisti sono stati l'apice, il coronamento del fascismo in Europa, la sua manifestazione più mostruosa; ma il fascismo c'era prima di Hitler e di Mussolini, ed è sopravvissuto, in forme palesi o mascherate, alla sconfitta della seconda guerra mondiale. In tutte le parti del mondo, là dove si comincia col negare le libertà fondamentali dell'Uomo, e l'uguaglianza tra gli uomini, si va verso il sistema concentrazionario, ed è questa una strada su cui e difficile fermarsi. Conosco molti ex prigionieri che hanno capito bene quale terribile lezione è contenuta nella loro esperienza, e che ogni anno ritornano nel "loro" campo guidando pellegrinaggi di giovani: io stesso lo farei volentieri se il tempo me lo concedesse, e se non sapessi che raggiungo lo stesso scopo scrivendo libri, ed accettando di commentarli agli studenti."

"... Ma nell'odio nazista non c'è razionalità: è un odio che non è in noi, è fuori dell'uomo, è un frutto velenoso nato dal tronco funesto del fascismo, ma è fuori ed oltre il fascismo stesso. Non possiamo capirlo; ma possiamo e dobbiamo capire di dove nasce, e stare in guardia. Se comprendere è impossibile, conoscere è necessario, perché ciò che è accaduto può ritornare, le coscienze possono nuovamente essere sedotte ed oscurate: anche le nostre.
Per questo, meditare su quanto è accaduto è un dovere di tutti. Tutti devono sapere, o ricordare, che Hitler e Mussolini, quando parlavano pubblicamente, venivano creduti, applauditi, ammirati, adorati come dèi. Erano "capi carismatici", possedevano un segreto potere di seduzione che non procedeva dalla credibilità o dalla giustezza delle cose che dicevano, ma dal modo suggestivo con cui le dicevano, dalla loro eloquenza, dalla loro arte istrionica, forse istintiva, forse pazientemente esercitata e appresa. Le idee che proclamavano non erano sempre le stesse, e in genere erano aberranti, o sciocche, o crudeli; eppure vennero osannati, e seguiti fino alla morte da milioni di fedeli. Bisogna ricordare che questi fedeli, e fra questi anche diligenti esecutori di ordini disumani, non erano aguzzini nati, non erano (salvo poche eccezioni) dei mostri: erano uomini qualunque. I mostri esistono, ma sono troppo pochi per essere veramente pericolosi; sono più pericolosi gli uomini comuni, i funzionari pronti a credere che e ad obbedire senza discutere, come Eichman, come Hoss comandante di Auschwitz, come Stangl comandante di Treblinka, come i militari francesi di vent'anni dopo, massacratori in Algeria, come i militari americani di trent'anni dopo, massacratori in Vietnam."


lunedì 2 giugno 2008

La mostruosa realtà dei campi di sterminio.

Continua in questo ozioso weekend la lettura del libro "Se questo è un uomo", di Primo Levi. Si tratta di una dichiarata testimonianza della devastante esperienza vissuta dall'autore in uno dei campi di stermino in cui era suddiviso il complesso di Auschwitz. Scopo di questi campi era il deliberato massacro dei suoi ospiti, che prima di venire uccisi nel corpo venivano spezzati nella mente, con criteri scientifici volti a fare dimenticare ai deportati la loro appartenenza la genere umano. Cito l'autore:

"Si immagini ora un uomo a cui, insieme con le persone amate, vengano tolti la sua casa, le sue abitudini, i suoi abiti, tutto infine, letteralmente tutto quanto possiede: sarà un uomo vuoto, ridotto a sofferenza e a bisogno, dimentico di dignità e discernimento, poiché accade facilmente, a chi ha perso tutto, di perdere sé stesso; tale quindi, che si potrà a cuor leggero decidere della sua vita o morte al di fuori di ogni senso di affinità umana; nel caso più fortunato, in base ad un puro giudizio di utilità. Si comprenderà allora il duplice significato del termine "Campo di annientamento", e sarà chiaro che cosa intendiamo esprimere con questa frase: giacere sul fondo."

Mostruoso. Ma vero.

domenica 1 giugno 2008

Se questo è un uomo.


Voi che vivete sicuri
Nelle vostre tiepide case,
Voi che trovate tornando a sera
Il cibo caldo e visi amici:
Considerate se questo è un uomo
Che lavora nel fango
Che non conosce pace
Che lotta per mezzo pane
Che muore per un sì o per un no.
Considerate se questa è una donna,
Senza capelli e senza nome
Senza più forza di ricordare
Vuoti gli occhi freddo il grembo
Come una rana d'inverno.
Meditate che questo è stato:
Vi comando queste parole.
Scolpitele nel vostro cuore
Stando in casa andando per via,
Coricandovi alzandovi;
Ripetetele ai vostri figli.
O vi si sfaccia la casa,
La malattia vi impedisca,
I vostri nati torcano il viso da voi.


(da "Se questo è un uomo", di Primi Levi)