giovedì 28 febbraio 2008

Baricco, tu mi deludi.

Finire di leggere il libro "Barnum. Cronache dal Grande Show", dello scrittore Alessandro Baricco sta diventando una vera agonia. Un guazzabuglio eterogeneo e saccente. Una vera delusione. Le recensioni di Baricco, tutte di lunghezza uguale, tutte stracolme di citazioni e luoghi comuni, si susseguono davanti ai miei occhi stanchi. Le palpebre vorrebbero chiudersi, la forza di volontà le tiene aperte, le frasi scorrono monotone. Ma a me non rimane niente. Baricco, tu mi deludi.

mercoledì 27 febbraio 2008

Spegniamo la televisione.

Continua la lettura del libro "Barnum. Cronache dal Grande Show", di Alessandro Baricco. Una lettura sempre più noiosa, anche se ogni tanto c'è qualcosa di buono. In questo brano l'autore parla di Funari e del suo stile nel condurre le trasmissioni televisive. Lapidario il giudizio finale che Baricco esprime su Funari:

"Ci salva dall'impellenza di capirlo il fatto, in sé salvifico, che si tratta poi solo di un fantasma dell'etere. Basta, per farlo sparire, che un dito decida nella sua modestia di non seguire traguardi utopici come il culo del futuro, e si dedichi molto più mitemente al dimesso sforzo di transitare da un pulsantino all'altro. Lieve pressione e tutto è finito. Basta un click.
Click."


Un concetto semplice: la televisione spesso trasmette pattume, ma la soluzione è a portata di mano. Basta spegnerla. In troppi non lo fanno.

martedì 26 febbraio 2008

Barnum: un circo eterogeneo. Anche troppo.

Ho cominciato a leggere il libro "Barnum. Cronache dal Grande Show", di Alessandro Baricco. Si tratta di una raccolta molto eterogenea di recensioni scritte dallo stesso Baricco su vari eventi piò o meno culturali. Un vero guazzabuglio, forse un po' troppo eterogeneo. Devo dire che lo stile giornalistico di Baricco non mi entusiasma troppo, comunque ci sono degli interessanti spunti di riflessione. Posto questo brano, inerente uno spettacolo dato dal pianista ucraino Sviatoslav Richter:

"Lunedì ha inaugurato il cartellone filarmonico del Teatro Olimpico, a Roma. Teatro orrendo, a voler essere precisi, ma lui li ama, i teatri orrendi, non ho mai capito perché, ma sembra che vada a cercarseli. Davvero. Pubblico delle grandi occasioni, tutti già preventivamente entusiasti, ognuno al sicuro nella certezza di assistere a un grande evento. Comprensibile. Persino giusto, volendo."

Faccio due brevi considerazioni:

  1. Ho come l'impressione che l'autore curi troppo la forma e troppo poco la sostanza. Alle volte ho l'impressione di leggere una versione intellettualizzata di Fabio Volo.
  2. La situazione descritta da Baricco in questo brano l'ho vissuta più volte a teatro: c'è tanta gente che va a vedere uno spettacolo con un opinione già predefinita. Meglio che se ne stia a casa.

lunedì 25 febbraio 2008

Barnum.

Il libro "Come una bestia feroce", di Edward Bunker, che ho ordinato in libreria dieci giorni fa, non è ancora arrivato. Nel frattempo credo che ripiegherò su una lettura molto più amena e rilassante. Si tratta di "Barnum. Cronache dal Grande Show", di Alessandro Baricco. Il titolo è stato preso dal famoso impresario circense di metà ottocento Phileas Taylor Barnum. Il libro altro non è che una raccolta - selezionata dallo stesso autore - di articoli da lui scritti comparsi sull'omonima rubrica che ogni mercoledì compariva sulla "Stampa". Una raccolta di recensioni su vari eventi, culturali o non culturali, che in un modo o nell'altro hanno fatto spettacolo. Interessante.

domenica 24 febbraio 2008

Recensione del libro "Il viaggiatore Notturno", di Maurizio Maggiani.

Questo splendido libro di Maurizio Maggiani - vincitore del Premio Strega nel 2005 - è scritto con un linguaggio molto semplice, ma la sua struttura è molto complessa. Il racconto non ha un'inizio e una fine ben definiti - al di là della sequenza fornita dalle pagine - nè si può dire che sia una storia circolare. Piuttosto è un curatissimo incastro di diverse storie, pensieri e impressioni, raccontate da un io narrante. L'uso della prima persona è una scelta stilistica molto impegnativa, ma Maggiani si è dimostrato all'altezza. Nessuno dei vari personaggi che animano le storie che si intersecano nel libro presentano un'evoluzione, sono al contrario quasi congelati in un immagine ben definita e codificata, oserei dire quasi mitica. Il libro nel suo complesso si presenta quindi come un insieme estremamente articolato di varie esperienze e ricordi dell'io narrante, inframezzate da continue riflessioni e considerazioni sulla vita e sull'umanità. Tuttavia l'insieme è perfettamente coerente e godibile, inserito all'interno di una snella cornice che funge da collante: il viaggio di un irundologo (studioso delle rondini) nel deserto del Sahara. Un viaggio in una delle zone più sperdute del mondo, l'Hoggar, popolata dai nomadi Tagil, allo scopo di studiare la migrazione delle rondini. Una terra desolata ma suggestiva, dove finì i suoi anni Charles Eugéne de Foucauld, mistico francese i cui pensieri e riflessioni - sia pure liberamente parafrasati da Maggiani - accompagneranno il lettore per tutta la lettura del libro. Libro che in fondo è un grande viaggio, nel mistico deserto dell'Hoggar, nella terribile realtà della guerra a Tuzla (in Bosnia), nelle foreste della Carnia alla ricerca degli orsi, nel Caucaso, lacerato da mille guerre e diviso da mille etnie. Ma è anche un viaggio nella memoria dell'io narrante, alla ricerca di una sintesi tra molte diverse esperienze spesso traumatiche, di una pacificazione tra gli innumerevoli desideri, ambizioni e aspirazioni che lacerano l'animo umano. Questo libro è veramente un piccolo gioiello.

sabato 23 febbraio 2008

I bambini.

Il libro "Il viaggiatore notturno", di Maurizio Maggiani, è veramente un piccolo gioiello. Volevo assolutamente postare qualche frase significativa, un brano particolarmente efficace, insomma qualche cosa che rendesse l'idea della bravura di questo scrittore. Difficile, perchè il libro ne è pieno. Alla fine ho deciso di citare questo breve brano. Nel contesto della storia assume un significato molto più ampio - forse dovrei dire che assume diversi significati - ma anche preso in sè stesso è molto bello.

"So che potevano esserci mille motivi perché ci fossero due bambini lì. Proprio in quel giorno per niente adatto, proprio in quell'ora così poco confacente a due bambini soli. Proprio in quel posto.
Quello che sanno fare i bambini è essere sempre fuori posto, se non sapete guardare le cose con i loro occhi. Se non conoscete quello che sanno architettare e non sapete giocare ai giochi che vogliono giocare"

Maurizio Maggiani ha costruito un racconto molto poetico che è di fatto un perfetto e delicato intarsio di diverse storie, con continui flashback e interessanti riflessioni sul'Uomo e sulla vita. Lo ripeto: questo libro è un piccolo gioiello.

venerdì 22 febbraio 2008

Charles Eugéne de Foucauld.



Sto leggendo il libro "Il viaggiatore notturno", di Maurizio Maggiani. Un'ottima lettura. L'autore spesso cita i pensieri di Charles Eugéne de Foucauld. Incuriosito, ho fatto una piccola ricerca su questo personaggio. Nacque nel 1858 a Strasburgo, in una famiglia nobile. Dilapidò in giovinezza una cospiqua eredità conducendo una intensa vita mondana, passò diversi anni nell'esercito francese dove si distinse per le sue qualità di soldato, partecipando successivamente a delle spedizioni geografiche in Marocco. Poi un lento riavvicinamento al cattolicesimo, che lo portò a ordinarsi sacerdote nel 1901. Lo stesso anno si stabilì in algeria, nel deserto del Sahara, ai confini del Marocco. Costruì un eremo a Tamanrasset, nell'Hoggar, una delle regioni più povere e desolate del mondo, dove è ambientato larga parte del libro di Maurizio Maggiani. Vicino all'eremo realizzò anche un rifugio per difendere i locali dagli assalti dei predoni. Morì in circostanza poco chiare, ammazzato a colpi d'arma bianca da sconosciuti. Una vita intensa. Questo curioso personaggio aleggia in tutto il libro di Maurizio Maggiani, con molte citazioni del suo pensiero e della sua vita. Non si impara mai abbastanza.

mercoledì 20 febbraio 2008

Maurizio Maggiani: finalmente uno scrittore italiano che mi fa sognare.

Ho cominciato a leggere il libro "Il viaggiatore nitturno", dello scrittore Maurizio Maggiani, vincitore del Premio Strega 2005. Un libro scritto benissimo. Un libro che mi sta facendo sognare. E' scritto tutto in prima persona, una scelta stilistica molto impegnativa. Il lettore viene rapito dai pensieri del protagonista, uno specialista di migrazioni animali in missione nel deserto sahariano. Una serie di riflessioni sulla vita, uno scorrere di immagini poetiche molto coinvolgenti. Leggere autori come questo è un vero piacere. Alla faccia dei vari Federico Moccia, Fabio Volo o la devastante Melissa P...

martedì 19 febbraio 2008

Il prossimo libro.

In attesa che arrivi il libro "Come una bestia feroce", di Edward Bunker, mi sono comperato il vincitore del Premio Strega 2005. Si tratta del libro "Il viaggiatore notturno", dello scrittore Maurizio Maggiani. Vediamo un pò...

lunedì 18 febbraio 2008

Recensione del libro "Foresta di cristallo", di James Graham Ballard.

Il dottor Edward Sanders abbandona il lebbrosario presso cui sta lavorando e si reca a Port Matarre, in Camerun, alla ricerca di due suoi amici, Suzanne e Max Clair. Arrivato sul posto si rende subito conto che c'è qualcosa che non va: la cittadina è semideserta e presidiata dai militari, inoltre si accorge di una strana luminosità notturna che sembra provenire dalla folta foresta circostante. Sul posto conosce la giornalista Louise Peret, che sta indagando su strani avvenimenti che stanno accadendo sul posto. Un suo collega, partito in esplorazione all'interno della foresta, è infatti sparito nel nulla. I due partono al seguito di un convoglio militare verso l'interno: il dottor Sanders spera di trovare i suoi amici in uno sperduto ospedale nell'interno del paese. Gli eventi precipitano rapidamente: nella zona si sta infatti sviluppando uno strano fenomeno. A causa di una alterazione nel continuum spazio-temporale, la foresta si sta rapidamente cristallizzando. Il fenomeno è molto pericoloso, perchè coinvolge tutte le forme di vita, uomini inclusi...
Un classico romanzo di fantascienza, scritto con molto mestiere e con una piacevole venatura di decadentismo che pervade tutto il racconto. L'ho letto di getto, in poche ore. La storia è molto coinvolgente, Ballard è uno scrittore veramente capace, lontano mille miglia dall'inutilità di Federico Moccia e dalla banalità di Fabio volo, tipici esponenti del mediocre quadro letterario italiano contemporaneo. "Foresta di cristallo" non è certo un capolavoro della letteratura, per me comunque è stato un balsamo per lenire i postumi della lettura dell'orrendo "100 colpi di spazzola prima di andare a dormire", libro-cesso scritto da Melissa Panarello.

domenica 17 febbraio 2008

Il piacere di leggere un buon libro.

Dopo un weekend frenetico, finalmente mi gusto il piacere di passare una serata sprofondato nella poltrona con un buon libro. Ho cominciato la lettura di "Foresta di cristallo", dello scrittore inglese J.G. Ballard. Credo che lo divorerò in due giorni. Ballard scrive bene, è un'ottimo libro d'evasione. Alla faccia dei vari Moccia, Corona, Volo e melisse varie. Viva le buone letture!

venerdì 15 febbraio 2008

Fuga nella fantasia.

Ancora intellettualmente ustionato dalla lettura del libro-cesso "100 colpi di spazzola prima di andare a dormire", di Melissa Panarello, ho deciso di rifugiarmi in qualche lettura di evasione. In attesa che arrivi il libro (ordinato oggi seguendo i ripetuti consigli del Prins) "Come una bestia feroce", di Edward Bunker, mi consolo con una lettura di evasione. Di evasione, ma di qualità. Si tratta del libro "Foresta di Cristallo", dello scrittore inglese James Graham Ballard, autore del quale ho già letto qualcosa anni fa. E' uno scrittore di talento, tra gli altri è suo il libro "Crash", dal quale David Cronenberg ha tratto l'omonimo (e molto discusso) film. Ho proprio bisogno di rifugiarmi in una lettura tranquilla, affidandomi alla fantasia e allo stile solido di J.G. Ballard. Basta con il pattume.

mercoledì 13 febbraio 2008

Recensione del libro "100 colpi di spazzola prima di andare a dormire", di Melissa Panarello.


Questo libro - lo chiamo così perchè in effetti è un oggetto costituito da un insieme di pagine scritte numerate in ordine crescente e rilegate - è un vero cesso. Il peggiore che ho letto da quando ho aperto questo blog. A pensarci bene, non ricordo di avere mai letto niente di più insulso e inutile nella mia vita. Il libro si spaccia per essere il diario di una ragazzina quattordicenne. Poichè il diario racconta una storia che si snoda lungo due anni, al termine la ragazzina in questione ne ha sedici. Il libro vorrebbe essere la telecronaca delle prime esperienze sessuali di un'adolescente. Melissa Panarello vorrebbe inoltre dare a bere ai lettori che si tratta di una storia autobiografica. La storia è di incredibile, gratuito, inutile squallore. Il concetto folosofico su cui si regge il libro è: nessuno mi ama, ho bisogno d'amore, quindi mi faccio trombare da tutti. Qualcuno mi amerà. Così Melissa, ingurgitando litri di sperma, facendo sesso di gruppo, esperienze lesbo - senza trascurare ovviamente il sadomaso - fa il suo percorso esistenziale, che termina con la scoperta dell'Amore Vero. Patetico. Tra l'altro la storia è scritta in maniera abbastanza contorta. Metto questo libro inutile nella sezione "La discarica: i libri-spazzatura", in compagnia dell'assurdo "Tre metri sopra il cielo", di Federico Moccia. Il pensiero che questa immondizia pseudoculturale abbia venduto milioni di copie mi fa accapponare la pelle. Quando penso che anche io ho speso dei soldi per leggere questo pattume mi sento ancora peggio.

L'alto spessore culturale di Melissa Panarello.

Ho appena finito di leggere l'ignobile libro di Melissa Panarello (in arte Melissa p.) "100 colpi di spazzola prima di andare a dormire". Un impresa eroica, una grande prova di volontà che ha assorbito ogni mia energia. Sono stanco, svuotato, annichilito. Non ho parole. Sono basito. Comunque ho trovato su Youtube questa intervista delle iene fatta a Melissa P.. Ho deciso di postarla. Niente di meglio che fare parlare l'autrice. Io oggi non ho la forza di esprimere il mio pensiero.

martedì 12 febbraio 2008

Federico Moccia: pensavo fosse il peggio della letteratura italiana contemporanea. Mi sbagliavo.

Turandomi il naso continuo eroicamente a leggere il devastante libro"100 colpi di spazzola prima di andare a dormire", di Melissa Panarello, meglio conosciuta come Melissa P.. Un libro assurdo, insostenibile, ridicolo e risibile. Troppo esplicito e banale per essere definito un romanzo erotico, troppo poco esplicito e con trope velleità letterarie per essere pornografico, è veramente l'apologia del pattume. Pensavo, dopo avere letto l'inutile "Tre metri sopra il cielo" di Federico Moccia, di avere trovato un pavimento, un minimo di mediocrità, un livello di soglia al di sotto del quale la letteratura italiana contemporanea (se mi è concesso il termine letteratura) non potesse scendere. Sbagliavo. "100 colpi di spazzola prima di andare a dormire" è ben al di sotto. Una quindicenne che, in cerca d'amore (???), si apre alle esperienze più estreme e improbabili. Così, tra pompini seriali, sesso di gruppo, sadomaso, rapporti lesbici, cornificazioni varie spacciate come tentativi di trovare l'amore (???), si sviluppa una storia insostenibile che secondo me NON può essere stata scritta da una ragazzina che all'inizio del libro dichiara di avere quattordici (14) anni. Non ci credo. A questo punto, dopo avere aperto la sezione "I migliori libri da quando ho aperto questo blog", mi trovo veramente costretto ad aprire la sezione "La discarica: i libri-spazzatura". Primo libro a finirci dentro è l'assurdo "Tre metri sopra il cielo", di Federico Moccia. Libro profondamente diseducativo e di pessima qualità. Seguirà a breve il disgustoso e insostenibile "100 colpi di spazzola prima di andare a dormire", di Melissa Panarello, meglio nota come Melissa P..

lunedì 11 febbraio 2008

100 colpi di spazzola prima di andare a dormire: puro pattume.

Sono basito. Ho comiciato a leggere il libro "100 colpi di spazzola prima di andare a dormire". Si tratta di puro pattume. Un testo insostenibile. Immondizia. Di erotico non c'è niente. Solo puro pattume. Mistero insolubile come questa immondizia abbia venduto milioni di copie. Almeno per me. Rimpiango l'assurdo "Tre metri sopra il cielo", di Federico Moccia, che rispetto al libro di Melissa Panarello è un capolavoro della letteratura. Mi turo il naso, ma non so se riuscirò a finire di leggere questo obbrobrio.

domenica 10 febbraio 2008

Melissa Panarello.

Melissa Panarello - meglio conosciuta come Melissa P. - è una giovane scrittrice catanese divenuta famosissima per avere scritto dei romanzi erotici. Il suo primo lavoro, "100 colpi di spazzola prima di andare a dormire", pubblicato nel 2003, è stato distribuito in quaranta nazioni e ha venduto milioni di copie. Poi ha scritto altri due libri: nel 2005 "L'odore del tuo respiro" e nel 2006 "In nome dell'amore". Ho preso il suo primo libro in edizione supereconomica, sono proprio curioso di vedere cosa ci sia di tanto interessante in questo libro che ha trasformato una ragazzina in una scrittrice di successo.

sabato 9 febbraio 2008

Recensione del libro "Contro il fanatismo", di Amos Oz.



Questo breve ma intenso libro è costituito da tre lezioni che Amos Oz ha tenuto presso l'Univerità di Tubinga, in Germania, nel gennaio del 2002. Lo scrittore parla con estrema semplicità e franchezza del problema del fanatismo, attingendo a piene mani dalla propria esperienza di vita , di ebreo israeliano e di scrittore. La prima lezione è costituita da una serie di considerazioni generali che Amos Oz fa sul concetto di fanatismo, arricchite da qualche aneddoto della sua vita personale. Questa brano rende bene la definizione di fanatismo che ha l'autore:

"Nel mio mondo, la parola compromesso è sinonimo di vita. E dove c'è vita ci sono compromessi. Il contrario di compromesso non è integrità e nemmeno idealismo e nemmeno determinazione o devozione. Il contrario di compromesso è fanatismo, morte."

La seconde lezione può essere vista come una ricerca dei metodi per combattere il fanatismo, calando questo problema nella realtà mediorientale. Amos Oz rimane su posizioni in fondo molto idealistiche, confidando nella letteratura come rimedio all'intransigenza, pur essendo consapevole dei limiti di questo pensiero. Lasciamo parlare l'autore:

"L'oltranzista è un punto esclamativo ambulante. Allora, come guarire un fanatico? Lo scontro tra povertà e ricchezza è certamente uno dei problemi più assillanti del mondo, ma sarebbe, come si è già detto, una diagnosi errata interpretare in questo modo l'attacco in America dell'11 settembre. Non si tratta di un conflitto tra chi ha e chi non ha. ... Questa è una battaglia fra fanatici convinti che il fine, qualunque sia questo fine, giustifichi i mezzi, e noi altri, convinti invece che la vita sia un fine, e non un mezzo. E' una battaglia fra coloro per i quali la giustizia, in qualunque modo essi intendano questa parola, è più importante della vita, e noi che pensiamo che la vita venga prima di tantissimi valori, convinzioni o fedi. ... secondo me una piccola, prudente dose di immaginazione potrebe servire come parziale, limitata immunità al fanatismo. ... Ora vorrei potervi dire che la letteratura è sempre la risposta, perchè la letteratura contiene un antidoto al fanatismo, per il fatto stesso di iniettare immaginazione nei suoi lettori. ... Sfortunatamente non è così semplice."

La terza lezione - forse quella meno interessante dal punto di vista letterario - passa dal piano personale - filosofico a quello pratico, con la soluzione politicamente applicabile secondo l'autore per risolvere il conflitto israelo - palestinese. Amos Oz propone il ritiro israeliano dai territori occupati. Una soluzione dolorosa ma inevitabile. Un compromesso, appunto.
In definitiva un libro breve ma interessante che offre molte occasioni di riflessione, lasciando in fondo un messaggio di speranza nell'uomo e nella cultura. Spero che tu abbia ragione, Amos!

venerdì 8 febbraio 2008

Amos Oz si conferma un ottimo scrittore.

Ho appena finito di leggere il libro "Contro il fanatismo", dell'autore israeliano Amos Oz. Un libro breve ma intenso, dove lo scrittore esprime il suo pensiero sul fanatismo in generale nelle prime pagine, per poi calarsi nella realtà mediorientale nel prosieguo. Amos Oz parla con grande chiarezza, esponendo la sua visione del mondo isrealiano e delle sue differenze (e affinità) con quello palestinese, soffermandosi a analizzare anche i sofferti rapporti che gli ebrei hanno della cultura europea. Insomma un libro decisamente interessante, nonostante la brevità. Mi viene spontaneo il paragone tra questo libro e l'insipido "Vajont: quelli del dopo", del mediocre scrittore Mauro Corona. Entrambi questi scritti sono molto brevi (circa un'ottantina di pagine), ma abissale è la differenza tra loro in termini di contenuti e di cifra stilistica. Amos Oz ha molte cose da dire e sa esprimersi benissimo. Mauro Corona ha molto poco da dire, e lo dice male.

giovedì 7 febbraio 2008

Ci sono cascato: ho comprato un altro libro di Amos Oz.

Oggi sono passato davanti a una libreria e l'occhio mi è caduto su un libro di Amos Oz esposto in vetrina. Colto da raptus sono entrato e l'ho preso in mano. E' molto breve, il titolo è interessante: "Contro il fanatismo". Leggo una brano:

"Nel mio mondo, la parola compromesso è sinonimo di vita. E dove c'è vita ci sono compromessi. Il contrario di compromesso non è integrità e nemmeno idealismo e nemmeno determinazione o devozione. Il contrario di compromesso è fanatismo, morte."

Interessante. Leggo il prezzo: 4 euro e 50 centesimi. Sul quale c'è uno sconto del 25%. Considerato che poco tempo fa ho speso 8 euro per comprare l'insipido "Vajont: quelli del dopo", del meno che mediocre Mauro Corona, l'ho comprato all'istante. Lo leggerò subito.

mercoledì 6 febbraio 2008

Recensione del libro "La luna è tramontata", di John Steinbeck.

I nazisti invadono un paese nordico, presumibilmente la Norvegia. La piccola cittadina in cui è ambientata questa storia viene occupata nell'arco di una giornata, la simbolica resistenza della guarnigione locale viene annientata rapidamente. Gli invasori all'inizio pensano che l'occupazione sia poco più di una passeggiata in divisa. Gli occupati, dopo lo stordimento iniziale, si organizzano rapidamente contro gli occupanti nazisti. Comincia l'inevitabile, terribile gioco di attentati e rappresaglie. Questo libro è stato scritto nel 1942 - in piena Seconda Guerra Mondiale - da John Steinbeck, e il messaggio che vuole veicolare è molto semplice: nessun popolo libero si piegherà mai davanti all'invasore. Costi quello che costi. Il messaggio può sembrare scontato, devo dire però che Steinbeck non fa mai uso della retorica, al contrario parla di uomini semplici che accettano il loro destino con grande dignità, consapevoli delle conseguenze dei loro gesti. Per meglio spiegare il pensiero del romanziere nordamericamo, posto un brano del libro. Si tratta delle ultime parole pronunciate dal sindaco Orden agli occupanti, prima di essere fucilato per rappresaglia:

...
"Vedete, signore, nulla può mutare la situazione. Voi sarete disfatti e scacciati" La sua voce era morbida, sommessa. "I popoli non amano essere conquistati e per questo non lo saranno. Gli uomini liberi non possono scatenare una guerra, ma una volta che questa sia cominciata possono continuare a combattere nella sconfitta. Gli uomini-gregge, seguaci di un capo, non possono farlo, ed ecco perchè sono sempre gli uomini-gregge che vincono le battaglie e gli uomini liberi che vincono le guerre. Vi accorgerete che è così, signore"
...

In definitiva un buon libro, scritto in modo semplice, scorrevole e coinvolgente: si può tranquillamente leggere in due ore scarse. Dal mio punto di vista non lo considero un capolavoro o un'opera particolarmente avvincente, devo però dire che leggerlo mi ha fatto prendere maggiore coscienza della mediocrità di certi autori contemporanei, ad esempio il deplorevole Federico Moccia, tanto per citarne uno. Libri come "La luna è tramontata" - pur nella loro semplicità - sono altamente educativi sia nella forma che nei contenuti. Pensare che le nuove generazioni ignorino questi testi e si entusiasmino leggendo autentica spazzatura pseudoculturale - come l'assurdo "Tre metri sopra il cielo", del succitatao Federico Moccia - mi riempie il cuore di tristezza.

martedì 5 febbraio 2008

"La luna è tramontata", di John Steinbeck: prime impressioni.

Come giustamente diceva encantada nel post precedente, in effetti questo non deve essere uno dei libri più significativi di John Steinbeck. Il libro, lontano mille miglia dalle tematiche sociali e dalle saghe epiche (come "Furore") che caratterzzano (almeno nella mia testa) lo scrittore nordamericano, è di fatto un racconto lungo (circa centocinquanta pagine), che dimostra fino in fondo di essere stato scritto nel 1942, in piena Seconda Guerra Mondiale. La storia è ambientata in un paese nordico occupato dai Nazisti. Dopo lo sconcerto iniziale, la popolazione si ribella e si organizza la Resistenza. Di fatto può essere quasi visto come un libro di propaganda. Sia chiaro che Steinbeck è comunque uno scrittore con la "S" maiuscola: il suo stile è tutt'altra cosa rispetto alla spazzatura prodotta da Federico Moccia, dalla banalità di Fabio Volo e dalla mediocrità di Mauro Corona. Una lettura comunque piacevole.

lunedì 4 febbraio 2008

Il nuovo libro: torno ai classici della letteratura.

Il prossimo libro che leggerò è "La luna è tramontata", dello scrittore statunitense John Steinbeck. Un ritorno ai classici. Ogni tanto ci vuole.

domenica 3 febbraio 2008

Recensione del libro "Non dire notte", di Amos Oz.



Noa e Theo sono una coppia in crisi. Lui è un sessantenne architetto di successo ormai stanco di lottare e pago della vita intensa che ha vissuto. Lei è un'isegnante di lettere quindici anni più giovane, ancora grintosa e con tanta voglia di mettersi in gioco. L'improvvisa morte per fatti di droga di uno dei suoi allievi è l'evento che rischia di fare saltare i già fragili equilibri della coppia. Il genitore del ragazzo - un addetto alla sicurezza che lavora all'estero - decide infatti di aprire un centro di recupero per tossicodipendenti e chiede l'aiuto di Noa. Questa si getta a capofitto nel progetto, mentre Theo sembra indifferente alla cosa. Viene aiutata da un'eterogenea compagine dei persone: Ludmir, idealista e nevrotico divorziato, Muki, agente immobiliare che gioca a fare il dongiovanni e Linda, una introversa divorziata. Il gruppo deve scontrarsi con la sorda ostilità della popolazione di Tel Kedar, piccola cittadina che sorge nel deserto israeliano dove è ambientata la storia.
Questo bellissimo romanzo non ha nulla a che fare con la guerra, con la politica, con la Shoah, con le problematiche legate alla convivenza con il mondo musulmano. Amos Oz si tiene ben lontano dal campo minato costituito da queste problematiche. Peraltro già inflazionate. Tutto il libro ruota invece all'evoluzione del rapporto tra Noa e Theo. Amos Oz indaga con grande discrezione e poesia nell'animo dei due protagonisti, senza mai cadere nella trappola delle analisi psicologiche, dei giudizi o della pedanteria. Il libro è prevalentemente scritto in prima persona, fornendo al lettore il punto di vista di entrambi i protagonisti. Punto di vista privilegiato, che permette di sorridere sui malintesi che si vengono a creare tra Theo e Noa. Intorno alla coppia si muove un universo multiforme costituito da vari personaggi immersi nella loro quotidianità. Sullo sfondo è sempre presente il deserto, con il suo carico di fascino e mistero.
Riassumendo si tratta di un ottimo libro, intelligente, delicato, scritto benissimo e fondamentalmente positivo. Il messaggio di Amos Oz mi sembra molto chiaro: la vita è dura, tutti - chi più chi meno - siamo vittime dei nostri schemi mentali, subiamo le circostanze della vita, oscillamo incoerentemente tra ideale e necessità, ma in fondo quello che rimane sono i sentimenti. Quelli veri.
Ho scoperto un'autore che sicuramente rileggerò. Metto questo libro nella sezione "I migliori libri che ho letto da quando ho aperto questo blog". Consiglio caldamente la sua lettura.


sabato 2 febbraio 2008

Amos Oz e il Medioriente.

Sto leggendo il libro "Non dire notte", dello scrittore israeliano Amos Oz. La prima cosa che viene in mente leggendo il titolo e l'origine dell'autore è che si tratta della solita pacottiglia sul dramma mediorientale, o magari un libro di guerra, o che insista sull'ormai inflazionato tema della Shoah. Grosso errore. Amos Oz descrive in modo poetico l'evoluzione del rapporto di una coppia - Theo e Noa - in una piccola cittadina di provincia in Isreale. A fare da collante narrativo è la decisione di Noa di aprire un centro di recupero per tossicodipendenti. Con tutto quello che ne consegue in termini di conflitti personali e sociali. Gran bel libro.