martedì 29 gennaio 2008

"Non dire notte", di Amos Oz: prime impressioni.

Ho divorato una settantina di pagine del libro "Non dire notte", di Amos Oz. Questo autore scrive bene. Noa e Teo vivono in una piccola cittadina israeliana nel deserto del Negev. Tra i due c'è una certa differenza di età e di visione del mondo, la coppia è in crisi. I problemi aumentano quando Noa, che è insegnante di lettere, decide di aprire un centro di riabilitazione per tossicodipendenti, in seguito al tragico decesso di un suo allievo. Amos Oz passa disinvoltamente dalla prima alla terza persona, fornendo al lettore il punto di vista personale di entrambi i protagonisti. Una scelta veramente azzeccata. L'autore usa un linguaggio leggero e poetico per raccontare una storia che in fondo è un'indagine sui limiti della convivenza tra gli esseri umani. Molto bello.

5 commenti:

Barby ha detto...

Questi libri sui musulmani si stanno inflazionando, ormai.

Anonimo ha detto...

Ehm... ho letto che lui è ebreo non musulmano.
Baci, Neve.

Anonimo ha detto...

Faccio spesso fatica a calarmi nella lettura di libri che descrivono una realtà tanto diversa da quella in cui vivo. Mi è capitato con "Una donna abitata" di Gioconda Belli e con "Il cacciatore di Aquiloni" di Hosseini.
Per ora, ho deciso di rimandare la lettura di qualche libro di Oz a quando raggiungerò una certa maturità immaginifica.

Ciao

whiteknight ha detto...

Per barby: ehm... ha ragione Neve: Amos Oz è uno scrittore isreliano. Questo libro è ambientato in israele, ma non c'è nessun riferimento politico o religioso di parte.

Per Neve: grazie della precisazione.

Per holigirl: Guarda che è esattamente il contrario. Questa storia potrebbe essere ambientata in un quartiere di periferia di Milano. Cambierebbe poco, paesaggi a parte.

Barby ha detto...

Scusatemi! Mi ero confusa! Cielo che figuraccia!!