Prosegue la lettura del libro "Assassinio al Comitato Centrale", dello scrittore spagnolo Manuel Vazquez Montalban. Sono ben oltre la metà. Nonostante la storia si sia ripresa un minimo (l'inizio era a dir poco agonico), devo dire che sono sempre più perplesso sullo stile di questo scrittore, del quale avevo letto recensioni entusiastiche. Mah. Una prima particolarità è che il libro non è diviso in capitoli. E' un unico blocco di 220 pagine. Questo fatto già di per sé non aiuta il lettore. A dare il colpo di grazia è il modo di scrivere di Montalban, estremamente cerebrale, con continui flashback difficilmente riconoscibili all'interno della storia. Nel racconto ci sono poi molti personaggi minori, i cui incasinati nomi in spagnolo costringono a continue riletture per cercare di capire di chi si sta parlando. Dato che il racconto non è diviso in capitoli, ritrovare il punto giusto non è facile. Ulteriore confusione è prodotta dalle continue descrizioni di cibarie e preparazioni di pietanze varie, del tutto inessenziali dal punto di vista del racconto in sé. La storia è poi a dir poco estremamente semplice, quasi banale nel suo sviluppo. Anni luce di distanza da Agatha Christie. Insomma di questo libro e del suo autore si salva ben poco.
mercoledì 2 gennaio 2008
Manuel Vazquez Montalban, un modo di scrivere decisamente poco fluido.
Pubblicato da
whiteknight
alle
11:34
Etichette: assassinio al comitato centrale, libro, manuel vazquez montalban, scrittore
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2 commenti:
Neanche a me piace molto questo scrittore. Questo suo libro, a dire la verità, non l'ho letto, però sono d'accordo con te, non si può dire che scriva in modo fluido!
Già. Per me è stata una vera delusione. Grazie del passaggio.
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