sabato 5 aprile 2008

Recensione del libro "Arcobaleno", di Banana Yoshimoto.


La protagonista, la giovanissima Eiko, rimasta orfana dei genitori, si ritrova a fare la cameriera in un ristorante polinesiano a Tokyo, l'Arcobaleno, da cui prende il nome questo libro. La sua vita è interamente votata al lavoro, rimanendo pochissimo tempo disponibile per sé stessa. Tuttavia i ritmi frenetici imposti dalla capitale giapponese ben presto la sfiancano, provocandole svenimenti e malori vari. Il proprietario dell'Arcobaleno, il signor Takada, decide comunque di aiutarla fornendole un lavoro più leggendo: fare la governante per sua moglie, incinta e bisognosa di aiuto. Eiko si troverà ben presto costretta a fare i conti con l'avvilente realtà di casa Takada, rimanendo invischiata in una situazione difficile da gestire. La coppia infatti è in crisi profonda, e lo stesso Takada finirà per dichiararle il suo amore, sconvolgendo la giovane e ingenua Eiko. Questa infatti, per capire cosa fare della sua vita, si regala un viaggio in Polinesia, per potere guardare con maggiore distacco gli ultimi avvenimenti. Il libro, scritto tutto in prima persona, è diviso tra il viaggio di Eiko - che può essere visto anche come un viaggio interiore, e le sue vicissitudini all'Arcobaleno e in casa Takada. La storia comincia molto lentamente, accelera gradualmente di ritmo per finire quasi tagliata con l'accetta. Mah. Scritto in modo talmente semplice da sembrare quasi infantile, specie per quanto riguarda i dialoghi, questo libro mi ha lasciato molto perplesso. Non mi ha regalato nessuna emozione, a differenza di "Kitchen", risultando molto prevedibile e stereotipato, specie per quanto riguarda la descrizione del rapporto tra i coniugi Takada. Una crisi matrimoniale da fumetto rosa, con l'uomo che si innamora della ragazzina ingenua venuta dalla provincia. Tutta la storia può essere vista come un semplice pretesto per descrivere i pensieri, il mondo interiore della giovane Eiko, ragazza di provincia da valori semplici e legati alla natura che si trova catapultata nella realtà disumanizzante di una grande metropoli, con le sue logiche tutte commerciali molto lontane dal buon senso. Tuttavia anche guardando il libro da questo punto di vista si salva poco. Certo, ci sono molti temi cari alla Yoshimoto: la solitudine, la morte, la necessità di sopravvivere in qualche modo alla scomparsa delle persone care, la difficoltà a costruire un rapporto sentimentale concreto e reale, la bellezza di godersi le piccole cose della vita, la realtà metropolitana vissuta come un esperienza disumanizzante. Tuttavia manca la magia, le note surreali e l'inventiva che invece permeavano "Kitchen", rendendo la lettura di questo libro una vera goduria. Insomma, nel complesso "Arcobaleno" e stato una delusione. Comunque la Yoshimoto è una scrittrice che mi ha incuriosito molto, nonostante quest'ultimo flop.

3 commenti:

algor ha detto...

Bhè, non tutte le ciambelle riescono col buco!

Anonimo ha detto...

OT:
... E così nacquero i krapfen!
(Scusa, ma non ho resistito, sarà la fame della domenica mattina!)
Neve.

whiteknight ha detto...

Bhè, ciambelle o crafen l'importante è non perdere il gusto della lettura! Buona domenica a tutti.