martedì 26 febbraio 2008

Barnum: un circo eterogeneo. Anche troppo.

Ho cominciato a leggere il libro "Barnum. Cronache dal Grande Show", di Alessandro Baricco. Si tratta di una raccolta molto eterogenea di recensioni scritte dallo stesso Baricco su vari eventi piò o meno culturali. Un vero guazzabuglio, forse un po' troppo eterogeneo. Devo dire che lo stile giornalistico di Baricco non mi entusiasma troppo, comunque ci sono degli interessanti spunti di riflessione. Posto questo brano, inerente uno spettacolo dato dal pianista ucraino Sviatoslav Richter:

"Lunedì ha inaugurato il cartellone filarmonico del Teatro Olimpico, a Roma. Teatro orrendo, a voler essere precisi, ma lui li ama, i teatri orrendi, non ho mai capito perché, ma sembra che vada a cercarseli. Davvero. Pubblico delle grandi occasioni, tutti già preventivamente entusiasti, ognuno al sicuro nella certezza di assistere a un grande evento. Comprensibile. Persino giusto, volendo."

Faccio due brevi considerazioni:

  1. Ho come l'impressione che l'autore curi troppo la forma e troppo poco la sostanza. Alle volte ho l'impressione di leggere una versione intellettualizzata di Fabio Volo.
  2. La situazione descritta da Baricco in questo brano l'ho vissuta più volte a teatro: c'è tanta gente che va a vedere uno spettacolo con un opinione già predefinita. Meglio che se ne stia a casa.

4 commenti:

encantada ha detto...

Sembra quasi che tu scelga apposta i libri meno significativi degli autori che scegli, Cavaliere!
Questo libro non è - scusate il gioco di parole - un libro vero e proprio, in quanto si tratta di una mera raccolta di recensioni (e non sempre erano vere e proprie recensioni) di Baricco.

Anonimo ha detto...

Premetto di non amare particolarmente Baricco. Non ho nemmeno letto il libro di cui stai scrivendo, ma non mi pare che la citazione da te riportata sia "più forma e meno sostanza" (frase che invece ben riassume ai miei occhi Baricco).
Il fatto che il pianista ami esibirsi in teatri orrendi è interessante: spinge all'ulteriore domanda "perchè?". Perchè i teatri pieni di pubblico "delle grandi occasioni" sono (per sineddoche) orrendi? O ama i teatri architettonicamente orridi? Il pubblico elegantemente cafonesco si aspetta il grande evento, l'anticipazione mi pare sia presente... Sono poche righe, non posso dedurre di più senza travalicare il senso, ma penso che Fabio Volo non c'entri per nulla.
Visione discordante dalla tua, quindi ;)

algor ha detto...

Ehm... non entro nel merito della diatriba (se vogliamo chiamarla così) del rapporto forma/sostanza dei libri di Baricco, comunque la presenza dei soliti cazzari che si pavoneggiano a una prima (senza neanche sapere cosa stanno guardando) ha sempre dato molto fastidio anche a me.

whiteknight ha detto...

Bhè, in effetti è vero, encantada: questo libro non è un libro. Mi aveva colpito l'idea di leggere il pensiero di Baricco su vari eventi... Vabbè... forse era meglio se mi facevo colpire da qualche altra idea...

Non c'è problema, Holygirl, avere opinioni discordi è normale. ;)
Cerco comunque di esprimere meglio il mio pensiero. Quando ho letto questo brano (e non solo quaesto) mi è venuto in mente Volo, perchè di fatto si tratta di un'espressione di luoghi comuni. Quello del teatro pieno di gente che è lì solo per mettersi in mostra e poetr dire "io c'ero", è un luogo comune. Baricco scrive in modo molto più curato di Volo (curato fino a risultare pesante), e espone in vetrina un bagaglio culturale molto più ampio(fino a rasentare la supponenza), ciononostante questo libro mi sembra di fatto un'elencazione di luoghi comuni. In questo senso mi ricorda Volo. Insomma, un Volo intellettualemte caricato. Mi rendo conto che si tratta di una forzatura, ma questa è l'immagine che mi è venuta in mente. Tutto qua. Tornando al brano che ho citato, il fatto che Sviatoslav Richter ami i teatri orrendi è un'affermazione che Baricco spara a zero, senza suffragarla da fatti, fine a sè stessa nel contesto. Quindi il "perchè" è - da questo punta di vista e secondo me - una battutaccia sottotono, un tentativo del Baricco di volere a tutti i costi risultare divertente, almeno io l'ho letta così. Anche in questo mi ricorda Volo. Probabilmente sono solo mie seghe mentali, chi lo sa. Sta di fatto che questo libro è una delusione.

Anche a me, algor.