giovedì 6 dicembre 2007

Il pensiero di Gino Strada sulla guerra.

Continuo la lettura del libro "Buskashì. Viaggio dentro la guerra", di Gino Strada. Oggi sono stato molto colpito da due pagine, dove l'autore espone in modo splendido il suo pensiero sulla guerra, contestualizzandolo nella realtà afgana. Ne cito un estratto:

"...
E'lui, Platone, ad attribuire al sofista Trasimaco la seguente frase: "Il giusto altro non è che l'utile del più forte".
E' stata scritta venticinque secoli fa.
Se capisco bene, Trasimaco vuol dire che tutto quello che viene presentato come assoluto, il "giusto" - ma potrebbe anche essere la "verità", o la "libertà", o la "democrazia" - non è poi quella cosa certa, perfetta, immutabile, indiscutibile.
...
Che cosa c'entra questo con la guerra? Molto.
Perché è proprio il negare l'evidenza di Trasimaco - nascondendo a tutti i costi dietro sommi principi e parole roboanti il fatto che stiamo solo facendo il nostro interesse - che ci fa poi sentire portatori della verità, depositari dell'assoluto, paladini del bene, giudici supremi, baluardi della civiltà, gendarmi del mondo.
Se dimentichiamo Trasimaco, se lo censuriamo, allora ci sentiamo nel giusto, anzi nel Giusto. E anche le nostre azioni, almeno ai nostri occhi, troveranno giustificazione. Di più: saranno giuste.
In Afghanistan molti esseri umani sono morti, perché a molti è stato utile, e perché molti si sono sentiti nel giusto.
...
Mentre tutti agivano nel giusto, per la causa, i cittadini dell'Afghanistan venivano uccisi. Quasi due milioni. Mutilati e invalidi, altrettanti. Costretti a fuggire, oltre quattro milioni.
...
E allora, nonostante tutti abbiano agito in difesa della civiltà o della libertà, della religione e della patria, del mercato e della democrazia, nonostante tutti abbiano agito per il "giusto", non è stato giusto."

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